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Con la crisi energetica Civitavecchia ha paura che la centrale a carbone non chiuda più

Fanpage.it ha intervistato il sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco sulla centrale a carbone a Torrevaldaliga Nord, che ha aumentato la sua produzione. Si teme che la chiusura del 2025 slitti per la crisi energetica dovuta alla guerra tra Ucraina e Russia.
A cura di Alessia Rabbai
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La centrale a carbone di Civitavecchia a Torrevaldaliga Nord (Foto Facebook di Angelo F.)
La centrale a carbone di Civitavecchia a Torrevaldaliga Nord (Foto Facebook di Angelo F.)

Civitavecchia teme la crisi della fornitura energetica per la guerra tra Ucraina e Russia. La città portuale a poche decine di chilometri da Roma ospita la centrale a carbone a Torrevaldaliga Nord che è attiva, la cui chiusura definitiva è fissata nel 2025. La necessità di energia in Italia ha provocato timori nei cittadini su uno slittamento delle tempistiche di decarbonizzazione e di riqualificazione del centro urbano. Fanpage.it ha intervistato il sindaco Ernesto Tedesco (Lega).

Qual è la situazione sulla fornitura d'energia a Civitavecchia e quali scenari si prospettano?

Temiamo che ciò che sta accadendo con la guerra e le dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla riapertura o incremento delle già esistenti centrali a carbone possano presentare scenari diversi. La nostra centrale , che fornisce energia elettrica non solo a Roma e Lazio, ma anche a tutta la nazione, è operativa e abbiamo notato visivamente un aumento della sua produzione, in particolare negli ultimi quindici giorni.

Come hanno reagito i cittadini?

Sono state molte le segnalazioni di cittadini che ci hanno mandato foto e video dei fumi che escono dalla ciminiera cercando rassicurazioni e chiedendo ‘che sta succedendo?' oppure ‘che cosa esce?'. In qualità di sindaco ho scritto alle organizzazioni di controllo. La nostra preoccupazione è che il panorama attuale sulla fornitura di energia ne rimandi la chiusura di altri dieci anni. Purtroppo tale eventualità è rafforzata da quanto leggiamo sul decreto legge di ieri, che solleva gli impianti dall'obbligo di sottostare a precisi limiti di emissioni.

A cosa punta Civitavecchia nel settore della produzione d'energia?

Civitavecchia si è espressa in maniera contraria ad un'eventuale trasformazione della centrale da carbone a gas, questione chiusa in quanto Enel non ha presentato la richiesta di una nuova quota di gas per la centrale. Riteniamo che dopo settant'anni al servizio di forniture energetiche Civitavecchia possa diventare città pilota nell'ambito delle rinnovabili, che rappresentano il futuro e alle quali punta l'Europa.

Civitavecchia è stata anche individuata per la costruzione di un mega digestore…

La costruzione di un mega biodigestore che vorrebbe la Regione Lazio, al quale ci siamo opposti come amministrazione e cittadini, prevede il trattamento di 120mila tonnellate della frazione organica dei rifiuti nel sito Monna Felicita, zona Nord. Il territorio di Civitavecchia ha già dato dal punto di vista d'impatto ambientale: ha alle spalle settant'anni di produzione di energia, oltre alla centrale a carbone ha il porto che insieme a quello di Barcellona è il più importante del Mediterraneo, un centro chimico, il forno crematorio. Civitavecchia ha anche altre vocazioni e il diritto di aspirare qulitativamente a quelle che sono le esigenze ambientali e di salute dei cittadini.

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