Commissione Orlandi convoca un amico di Emanuela: “Avevamo un appuntamento nel giorno della scomparsa”
C'è attesa per l'audizione nella commissione bicamerale d'inchiesta di Pierluigi Magnesio, uno degli amici di Emanuela Orlandi della comitiva dell'Azione cattolica. I due si incontravano nel corso delle riunioni periodiche nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, ma anche per feste e uscite e appuntamenti con gli amici. Proprio come quello di quel tragico 22 giugno 1983: i due si sarebbero dovuti incontrare quel pomeriggio di quasi 42 anni fa, ma poi Emanuela è scomparsa nel nulla.
Chi è Pierluigi Magnesio, l'amico con cui aveva appuntamento prima di sparire
Emanuela Orlandi era un'amica di Pierluigi Magnesio. I due si conoscevano da tempo, prima del gruppo dell'Azione Cattolica: lei aveva solo 10 anni quando si sono avvicinati, anche lui abitava nello Stato Pontificio ed era figlio di un capo tecnico in Vaticano. Secondo quanto ha spiegato Magnesio, i due si sarebbero dovuti vedere in quella tragica giornata del 22 giugno 1983. Su quella terribile giornata, però, le versioni riportate da Magnesio sono discordanti. La sua posizione è finita più volte al vaglio degli inquirenti che hanno dovuto richiedere un'autorizzazione per intercettare la sua utenza telefonica che, però, risultava legata ad una casa del Vaticano.
Pierluigi su Emanuela Orlandi: "Era troppo sveglia per credere alla storia dell'Avon"
A quattro decenni dai fatti, Magnesio oggi vive all'estero. Un paio di anni fa è tornato a parlare del caso di scomparsa della sua amica. "Era troppo sveglia per credere alla storia dell'Avon, la sua intelligenza poteva essere offuscata solo da una questione sentimentale. Per questo trovo più plausibile che abbia mentito alla sorella, magari per rientrare a casa più tardi – ha invece spiegato in una videointervista pubblicata su Youtube – Magari aveva una cotta segreta. A noi aveva raccontato che le piaceva una ragazzo della scuola di musica, ma io non l'ho mai vista con nessuno".
Di quella tragica giornata ricorda di averla aspettata davanti al Palazzaccio, insieme ad alcuni amici e alla sorella Cristina. Una versione che, in seguito, ha smentito lui stesso dai carabinieri, raccontando di trovarsi, invece, a Ladispoli. Dopo quaranta anni è tornato sui suoi passi, dicendo che a Ladispoli c'è andato soltanto il sabato successivo: "Ho mentito, avevo paura del Vaticano: e avessi parlato forse mi avrebbero messo a tacere per sempre – si è giustificato – Oggi le cose sono diverse, è finita un'epoca e io adesso mi sento libero". Confida forse in questo senso di libertà anche la commissione bicamerale di inchiesta affinché possa vedere restituita una versione il più possibile veritiera e coerente.