Commissione d’inchiesta su Emanuela Orlandi, centrodestra non la vuole e rimanda ancora la discussione
Viene rinviata ancora una volta la discussione per la Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Tornata di nuovo in esame nella prima Commissione Affari Costituzionali del Senato oggi, martedì 20 giugno 2023, la decisione e l'eventuale voto degli emendamenti presentati slittano di una settimana, come riporta Adnkronos.
A chiedere la proroga è stato il senatore Andrea De Priamo (Fdi), relatore del provvedimento in I Commissione al Senato, che ha chiesto due settimane di tempo prima di arrivare alla votazione. L'opposizione era contraria e il presidente della Commissione ha fatto una proposta di mediazione: chiedendo l'impegno di arrivare ad una decisione, ha optato per lo slittamento di una sola una settimana. Soltanto fra 7 giorni, dunque, conosceremo l'esito del dibattito.
L'opposizione: "Fortissima preoccupazione e perplessità"
Restano perplessi, invece, i membri dell'opposizione, a partire dal senatore del Pd Dario Parrini, vicepresidente della I Commissione del Senato, che ha commentato: "La nostra posizione è di fortissima preoccupazione e perplessità per questo ulteriore rinvio – ha dichiarato – La maggioranza aveva chiesto un rinvio di due settimane: la scelta di prorogare di una sola settimana è una sorta di riduzione del danno presa dal presidente della Commissione Balboni".
Rimandare in questo periodo appare ancora più grave: "Il 22 giugno ricade il 40esimo anniversario dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, un anniversario tondo: ogni giorno i suoi familiari si chiedono che fine abbia fatto. Si tratta di un segnale pessimo – continua Parrini – Non ci sono motivi per prorogare se non il fatto che, in questa settimana, Fi e FdI, mentre la Lega non si è pronunciata, devono decidere se affossare o no la Commissione Orlandi. La speranza è che, fra sette giorni, non si arrivi ad una nuova richiesta di rinvio o alla votazione di un emendamento per ridurre la durata della commissione". E poi conclude: "Per la destra sarà una prova della verità. E dovranno metterci la faccia".
I quaranta anni dalla scomparsa il prossimo 22 giugno
"Non riuscire a varare la commissione bicamerale entro quella data sarebbe un autogol, rappresenterebbe debolezza e incapacità del Parlamento", aveva dichiarato a Fanpage.it il primo firmatario per la Commissione d'inchiesta bicamerale sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, Roberto Morassut. "Alla Camera è stata approvata molto rapidamente, in Senato trovando sul suo percorso numerosi ostacoli. Non riuscire ad istituirla entro l'anniversario dimostra l'incapacità di svolgere la propria funzione di rappresentanza popolare: in particolare, la vicenda tocca la sensibilità popolare di un Paese intero".
Gli ostacoli nella discussione in Senato
A seguito delle parole di Pietro Orlandi, che riportava gli audio lo scorso mese di dicembre in cui si faceva riferimento a Giovanni Paolo II, alcuni hanno manifestato le proprie perplessità. E dopo una prima frenata arrivata ad inizio maggio quando si è chiesto di ridurre la durata della Commissione d'inchiesta, sono arrivate altre richieste, fra cui quella di sentire in audizione i pm che si sono occupati del caso.
"Richiesta di audizioni per capire cosa stia accadendo tra Vaticano e Procura …ma perché? – ha commentato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela – La commissione parlamentare è, dovrebbe essere, totalmente indipendente da Procura e Vaticano. La giustizia merita rispetto".