Com’è vivere da 40 anni senza fogne e acqua potabile in casa: la storia dei residenti di via Brozolo
Senza acqua potabile da oltre quarant’anni. Vivono così i residenti di via Brozolo, in zona La Storta, alla periferia Nord di Roma. Più di 200 famiglie costrette a vivere come se il tempo si fosse fermato a quando le opere di urbanizzazione primaria erano ancora un miraggio. «Ogni casa ha il pozzo delle acque chiare e quelle delle acque sporche. Ogni volta che apriamo il rubinetto scatta la corrente elettrica: sono cinque centesimi tutte le volte. Immagini farlo due-trecento volte al giorno, tutti i mesi, quanto arrivi a costare». A parlare è Remo Girolami, residente di via Brozolo dall'inizio
Al costo cospicuo delle bollette dell’energia elettrica si somma quello speso ogni quattro mesi per pulire i pozzi neri: «Un privato si prende un po’ di meno, ma siamo sulle 600 euro ogni volta». E poi ci sono le casse d’acqua che la comunità compra per poter bere o cucinare. «L’acqua che arriva dal pozzo non è potabile. Noi in casa siamo cinque più la cagnolina, dovremmo comprare decine di casse, quindi per cucinare siamo costretti a utilizzarla. Ma non la beviamo mai, anche per fare il caffè usiamo quella in bottiglia», precisa Zoyla Denegri, che ha comprato casa lì con suo marito 15 anni fa. «Sapevamo che non c’era l’allaccio in fogna, ma pensavamo che il problema si sarebbe risolto nel giro di poco, invece siamo ancora in queste condizioni», aggiunge. «L’acqua è solo uno dei problemi, siamo isolati da tutto: non ci sono mezzi pubblici, internet funzionale male, dobbiamo fare tutto da soli. Per i bambini è ancora più difficile. Senza contare che se salta la corrente elettrica, l’acqua va via e puntualmente si deve uscire fuori per attaccare il contatore. Se sei in doccia e in casa non c’è nessuno, come fai?», osserva Zoyla.
Eppure, il comprensorio di via Brozolo si trova a soli 500 metri in linea d’area dal primo allaccio in fogna disponibile. «Nel 2013 era partito un iter (per riqualificare l’ex area abusiva, ndr) con il Comune e speravamo che finalmente avremmo ottenuto quello che chiedevamo. Invece nulla, non sappiamo poi cosa sia successo», dice Girolami, il quale ci tiene a precisare di «non avercerla né con la destra né con la sinistra, anche perché in tutti questi anni sono venuti esponenti sia da un lato che dall’altro. In campagna elettorale vengono qui, dicono che la situazione è assurda, che la conoscono e che faranno di tutto per risolverla. Poi vengono eletti e spariscono».
Ma se la soluzione dista solo 500 metri, perché l’allaccio non viene fatto? Stando a quanto raccontano i residenti, gli assessori del Comune di Roma «fanno a scarica barile». «Dicono che dobbiamo essere noi a raccogliere i soldi per i lavori, ma qui la gente non vuole più darne, non ci crede più nessuno. Le persone si sono abituate a questa condizione. E figuriamoci se accetterebbero di dare dei soldi a un privato cittadino come loro», dice un altro residente, spiegando il senso di sfiducia comune che si è creato con il passare nel tempo.
Girolami, che viva da sempre in via Brozolo, accusa il Comune di aver incassato milioni di lire e di averli poi investiti in altre opere: «Abbiamo dato 5 milioni di vecchie lire per la Bucalossi, ma i lavori? Li hanno fatti nelle borgate vicine, poi quando è arrivato il nostro turno i soldi erano finiti».
La legge citata da Girolami è la 10/1977, meglio conosciuta come legge Bucalossi, che stabilisce tutte le normative e gli obblighi riguardanti l’edificabilità dei suoli, gli oneri di urbanizzazione sono i corrispettivi dovuti per interventi di nuova costruzione, ampliamento di edifici esistenti e ristrutturazioni edilizie. Tra le tipologie di oneri elencati nel testo di legge ci sono anche quelli di urbanizzazione primaria, e cioè la “realizzazione di strade, spazi di sosta o parcheggio, fognature, reti di distribuzione (elettricità, acqua, gas), cavidotti per telecomunicazioni, illuminazione pubblica, spazi di verde attrezzato”.
«A volte mi sento in colpa per aver costretto i miei figli a questa vita: dove li ho portati? I soldi che avevo quando ho comprato qui non sarebbero bastati per una casa al centro di Roma, le banche non mi avrebbero mai dato il mutuo», dice rammaricato un residente. I suoi figli hanno anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Gli ha risposto che non può fare nulla. I bambini ci sono rimasti malissimo», conclude.
«Tra un mese provo a chiamare di nuovo l’assessore. Se mi risponde. Ma insomma io prima di morire una cosa fatta, non dico tutte, ma una la vorrei vedere», conclude Girolami, che nonostante la sua età e le tante battaglie portate avanti in 40 anni, non demorde. Con la speranza nel cuore di poter dire che anche a casa sua, finalmente, scorre l’acqua potabile.