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Come sta l’operaio contaminato dal plutonio: “Piccole quantità ma molto radioattive nel naso”

L’uomo ha eseguito ieri un tac total body che ha dato esito negativo. Ora rimane da appurare cosa sia accaduto, e perché il Ministero dell’Ambiente l’ente di controllo non siano stati tempestivamente informati.
A cura di Redazione Roma
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Foto Sogin
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L'operaio di cinquantanove anni impiegato nel centro di ricerca Casaccia a Osteria Nuova a Nord di Roma, sta meglio. La paura non è ancora passata, ma al momento non ci sono segnali di gravi problemi alla salute. L'uomo, entrato in contatto lo scorso 21 novembre con del materiale radioattivo, dopo essere stato trattenuto per controlli e per fargli espellere le radioazioni (ben oltre il livello di guardia), è stato trasferito a Varese dove gli è stata eseguita una tac total body. A rassicurare sulle sue condizioni sono la famiglia e alcuni colleghi. L'operaio del centro gestito dalla Sogin, azienda specializzata nel trattare scorie e materiale radioattivo, è rientrato da quanto si apprende ieri sera a Roma.

Proseguono intanto le indagini per appurare cosa sia accaduto. Quel che al momento sembra piuttosto certo è che non ci sia stato un guasto, tantomeno una fuoriuscita all'esterno dell'area sigillata di materiale radioattivo. A rilevare la contaminazione i sensori installati nell'area della svestizione: qui gli operai che entrano in contatto con il materiale radioattivo. A fine turno si tolgono tute e gli altri indumenti protettivi, assieme agli strumenti di lavoro, poi vengono sottoposti a decontaminazione. E forse proprio svestendosi l'uomo potrebbe aver sfiorato il viso con i guanti, visto che il plutonio è stato localizzato nelle mucose del naso. Un'atra possibilità da appurare è che ci fosse un difetto nei filtri della mascherina.

L'operaio è comprensibilmente molto preoccupato. Specializzato da anni in questo tipo di attività è la prima volta che incorre in un incidente simile. Ora l'incidente è diventato un caso politico. Le opposizioni chiedono chiarezza su quanto avvenuto, soprattutto perché rimane inspiegabile perché l'ente di controllo preposto l'Isin, sia stato informato dopo quattro giorni. E ancora rimane da capire perché il Ministero dell'Ambiente lo abbia saputo solo a seguito della divulgazione della notizia. Qualcosa non ha funzionato, nonostante le regole siano chiarissime in merito alla necessità di trasmettere informazioni in modo tempestivo per questo tipo di eventi.

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