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Come sarà il Museo delle Periferie a Tor Bella Monaca

Come sarà il RIF – Museo delle Periferie, il primo museale di Roma oltre il Grande Raccordo Anulare. Il nuovo progetto con sede all’interno del ferro di cavallo dell’R5 di Tor Bella Monaca.
A cura di Redazione Roma
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Ora si può davvero dire ad alta voce: il RIF – Museo delle Periferie si farà. E Roma avrà un polo museale pubblico (che sarà anche spazio polivalente e un centro studi), al di là del Grande Raccordo Anulare, più precisamente a Tor Bella Monaca. La nuova proposta del museo ideato da Giorgio de Finis, e progettato da Orazio Carpenzano con Eliana Cangelli, Fabio Balducci, Michele Conteduca e Fabrizio Marzilli. Lo spazio che occuperà il nuovo spazio espositivo e di elaborazione artistica e culturale, sarà sempre situato all'interno della corte nord dell'R5 di via dell'Archeologia.

Il museo si integrerà al caseggiato popolare esistente, dialogando già nella sua forma con il quartiere e le strade che lo ospiteranno: "L’ipotesi sviluppa un nuovo progetto di suolo che predispone lo spazio aperto a ridosso delle abitazioni ad una maggiore interazione con via dell’Archeologia riconoscendone il ruolo potenziale di traiettoria strategica per la rigenerazione della corte e dell’intero impianto insediativo". Nell'edificio esistente insisteranno alcuni servizi collegati al museo: biblioteca, laboratori e spazi di incontro, mentre nell'area museale si troveranno le sale espositive, la sala per la musica e gli spazi immaginati per le attività laboratoriali.

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Nell’edificio esistente trovano spazio i dispositivi di accesso al RIF e alcuni servizi importanti come la biblioteca e i laboratori e gli spazi di incontro. All’interno dell’area museale vengono situati gli ambienti dedicati alle esposizioni, la sala per la musica e i laboratori partecipati. Il museo sarà poi accessibile da una nuova grande piazza, che si aprirà a un livello inferiore a quello della corte dell'R5. Un progetto ambizioso già dalla sua presentazione architettonica: non una "nuova scatola" da far precipitare nel quartiere, ma un luogo che si inserisce modificandolo il tessuto urbano già esistente.

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"La corte ha dunque quattro lati, sui due minori sono poste le cordonate e gli elementi di connessione verticale (per mediare la transizione tra l’imponente verticalità dell’architettura e l’aperta orizzontalità del paesaggio dell’agro che si apre verso est) mentre sui due lati opposti sono disposti due grandi spazi espositivi aperti ad uso promiscuo. – si legge nella presentazione del progetto –  Sulla copertura di entrambe le sale, alla quota della corte esistente, sono infissi gli unici elementi plastici del progetto: dispositivi per l’illuminazione naturale (integrata con quella artificiale) per noi di primaria importanza nella concezione delle diverse possibilità di apporto della componente luministica all'interno dello spazio architettonico".

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