Come il braccio destro di Diabolik gestiva lo spaccio a Roma senza l’aiuto della mafia
Non hanno avuto bisogno di agganci nel mondo mafioso Fabrizio Fabietti e i membri della sua organizzazione criminale: erano perfettamente in grado di gestire da soli il mercato della droga, senza aiuti né spalle coperte da altri gruppi operativi a Roma. Questo uno stralcio delle ottantatré pagine con cui i giudici hanno motivato la condanna a trent'anni di carcere del braccio destro di Fabrizio Piscitelli, ucciso lo scorso 7 agosto 2021 al parco degli Acquedotti. L'associazione mafiosa era stata esclusa.
"L’organizzazione era tutt’altro che minima o rudimentale – si legge nell'ordinanza, riportata oggi da Il Corriere della Sera – e, se da un lato la suddivisione dei compiti e dei ruoli tra i vari sodali risulta chiarissima, d’altro canto quel consortium sceleris poteva contare su una base ritenuta sicura (l’abitazione di Fabietti dove si concludevano tutti gli accordi e si programmavano i vari delitti) su almeno un deposito stabile in via Tamburrano… su servizi e mezzi comuni come quelli posti a disposizione da Telich nella bonifica di abitazioni e veicoli nella fornitura di telefoni criptati, sulla possibilità di sostituire immediatamente i vari corrieri reclutati alla bisogna e tratti in arresto senza perciò interrompere i traffici illeciti e last but not least su una squadra di picchiatori prontamente reperibili e ampiamente disponibili".
Fabietti, arrestato insieme ad altre cinquanta persone dai carabinieri nell'ambito dell'operazione Grande Raccordo Criminale, aveva puntato soprattutto sul narcotraffico e sulle estorsioni per far crescere la sua organizzazione. Secondo quanto scritto dal giudice, Piscitelli avrebbe partecipato ad alcune operazioni, soprattutto quelle estorsive, ma avrebbe avuto un ruolo per lo più marginale.
"Al di là del suo indubbio e riconosciuto spessore criminale il noto Diabolik, soggetto verosimilmente collegato anche a contesti di tipo mafioso e al cosiddetto clan Senese in particolare, relativamente al sodalizio isolato dalle odierne indagini, lungi dall’essere un capo o un promotore abbia assunto un rilievo quasi marginale nella misura in cui non appare mai partecipe delle operazioni di narcotraffico facenti capo a Fabietti ancorché le sue relazioni, anche di tipo criminale con quest’ultimo, risultino certamente datate e solide".