Colafigli resta in carcere: revocata la semi libertà per il “Bufalo” della Banda della Magliana
Resterà in carcere. Questo è quanto deciso dalla Corte di Cassazione per "Marcellone", al secolo Marcello Colafigli, ultimo boss della Banda della Magliana che ha ispirato il personaggio dek "Bufalo" nella fortunata serie "Romanzo Criminale". Condannato all'ergastolo, gli era stata concessa la semilibertà. Nell'ultimo periodo, infatti, viveva a casa con sua sorella nella zona di Casal Palocco, ad ovest della capitale, dove era stato colto più volte in compagnia di alcuni pregiudicati del litorale romano, violando le norme della semilibertà. Per questo era stato riportato in carcere dalla polizia di Ostia Lido nel mese di febbraio. Nel marzo successivo, nonostante le condizioni precarie di salute, il Tribunale di Sorveglianza gli aveva negato gli arresti domiciliari: oggi arriva anche la conferma dalla Cassazione che lo giudica "troppo pericoloso" per permettergli l'allontanamento dal regime di detenzione carceraria.
Marcello Colafigli e il suo passato nella Banda della Magliana
Soprannominato Marcellone per la sua stazza e la violenza nell'agire, Marcello Colafigli, oggi 68enne, resta l'ultimo leader della Banda della Magliana. Classe 1953, Colafigli era stato arrestato una prima volta nel 1980 e poi nel luglio del 1990 per aver compiuto tre omicidi che gli erano costati l'ergastolo, fra cui quello del truffatore di Ostia Sergio Corazzi, che aveva denunciato un'estorsione. È stato uno dei personaggi cardine della faida fra la Banda della Magliana e il clan Proietti, conosciuti anche come "Pesciaroli". Proprio loro erano stati considerati colpevoli di aver ucciso in un agguato Franco Giuseppucci, conosciuto come "Er Negro" che, oltre ad essere leader e fondatore della Banda della Magliana, era anche un amico fraterno dello stesso Colafigli.