Cocaina in auto dalla Calabria a Roma, boss coordinava gli affari dal carcere tramite la compagna

Sono sette le persone portate in carcere nel corso dell’operazione Pit Stop della Squadra Mobile di Roma, una è ai domiciliari, mentre per il corriere del gruppo è stato disposto l’obbligo di firma.
A cura di Natascia Grbic
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La cocaina veniva stoccata in un'officina a Labaro, mentre un albero era usato per riciclare il denaro sporco ricavato dalla vendita di droga, soprattutto cocaina. L'organizzazione criminale smantellata ieri a Roma con l'operazione Pit Stop della Polizia di Stato, poteva contare su solidi legami tra Roma e Reggio Calabria. L'uomo ritenuto essere a capo del gruppo, Cristian Canella, 36 anni, aveva rapporti molto stretti con la ‘ndrangheta, tanto da organizzare numerosi viaggi fino in Calabria per acquistare la cocaina e garantire così un approvvigionamento costante ai suoi clienti. Un giro d'affari da milioni di euro, con i soldi che venivano puliti, secondo riscontri investigativi, proprio investendoli nell'albergo. Tra gli arrestati c'è anche il figlio di Alessandro Caprioti, l'uomo che, secondo gli inquirenti, è coinvolto nell'omicidio di Fabrizio Piscitelli.

Sono sette le persone arrestate dagli agenti della Squadra Mobile su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e portate in carcere, una ai domiciliari e un'altra con l'obbligo di firma. Secondo quanto emerso dalle indagini Canella non si era fermato nemmeno durante il periodo in cui era stato arrestato e portato in carcere, facendosi aiutare dalla compagna, tramite la quale continuava a gestire i suoi ‘affari'.

Le indagini sono scattate tre anni fa, quando gli investigatori trovarono 600mila euro di cocaina nascosti in un'officina a Labaro, la Lucky Garage. Dagli accertamenti è emerso che la droga veniva soprattutto dalla Calabria, con Canella stesso che faceva i viaggi in auto per portare lo stupefacente a Roma. Durante questi viaggi, è capitato che Canella tornasse con più di un milione di euro: soldi che poi consegnava a un soggetto di nazionalità cinese che non sarebbe stato ancora identificato, per scopi che non sono ancora messi nero su bianco, ma che verosimilmente hanno a che fare con il riciclaggio.

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