CNR occupato a Roma, 4000 contratti in scadenza: “Il precariato ci mortifica e penalizza la ricerca”
Dieci anni di esperienza professionale alle spalle prima di entrare al Consiglio Nazionale di Ricerca come tecnologa. Diciassette anni di iscrizione all'albo degli ingegneri. Sei anni di assegno di ricerca e un contratto a tempo determinato che scadrà tra poco più di un mese. La battaglia del CNR occupato, per la terza volta in pochi anni, è riassunta tutta lì. Nel racconto di Valentina Tomassoni, ricercatrice d'esperienza. "Il 17 gennaio 2025 scado", dice. E il verbo non è scelto a caso. Perché lei si sente così, "a scadenza. Senza alcuna sicurezza. So bene che il mio contratto non verrà rinnovato. Ed è frustrante. Mi sento male, mi sento maltrattata". Valentina, come centinaia di lavoratori precari della ricerca, tecnologi e assegnisti, l'altro ieri si è barricata nell'aula magna del Centro in piazzale Aldo Moro. Al centro un grande striscione: "Basta precariato. Reclutamento straordinario subito". Hanno partecipato alla manifestazione di venerdì nelle strade della Capitale: sciopero generale contro la legge di bilancio del governo.
Rosa Ruscitti della Flc Cgil Roma lo spiega bene: "Il governo sta discutendo sulla riduzione di dieci euro del canone Rai. Discutano di cose serie, finanzino la ricerca. Staremo qui, sino a che le cose non cambieranno". E aggiunge: "Ci siamo uniti da tutta Italia per confrontarci sulla situazione".
Il precariato, spiegano, non danneggia solo le persone, ma anche la ricerca. E al Centro Nazionale di ricerca, i numeri tratteggiano un quadro molto chiaro: 4000 precari. "Ogni giorno – racconta Rossella Lucà, Coordinatrice Nazionale del CNR per Uilrua – sono nei laboratori a portare avanti progetti di altissimo livello, finanziati con i fondi del PNRR. Progetti che danno lustro all'intero Paese". Per questo, dichiara con forza, "serve un finanziamento straordinario e una programmazione che ci permetta di pianificare l'ingresso dei precari al nostro interno".
Al Centro Nazionale di Ricerca, poi, ad aspettare un contratto a tempo indeterminato ci sono ricercatori che da anni lavorano in piazza Aldo Moro. "Hanno passato le selezioni, contribuito ai lavori e devono passare da un contratto a tempo determinato a uno a tempo indeterminato", racconta Antonio Sanguinetti, ricercatore del CNR. E non nasconde l'amarezza: "La presidente ci ha detto che non intende fare stabilizzazioni, ma vuole fare i concorsi. Senza chiarire né tempistiche, né numeri".
Coperte, sacchi a pelo, cibo portato da casa. È la rivolta dei precari, età media sulla quarantina. Erano nell'aula magna del CNR, quella che generalmente si utilizza per riunioni e convegni, ma si sono dovuti spostare al quarto piano perché faceva freddo. Troppo freddo. "Il nostro futuro vale tutto questo. Ha idea di quanto sia degradante ritrovarsi alla nostra età senza poter programmare la propria vita? La nostra è in bilico di anno in anno".
Come la ricerca. Perchè, come spiega Valentina Tomassoni, "questa situazione fa male ai progetti. Chi ci lavora, un anno c'è e l'anno dopo no".