Circeo, 15 anni fa moriva Donatella Colasanti, la vittima che diventò paladina delle donne
Quindici anni fa moriva Donatella Colasanti, sopravvissuta del massacro del Circeo, ma soprattutto pioniera della battaglia per la parità di genere. Donatella morì il 30 dicembre 2005, all'età di 47 anni per un cancro al seno, mentre attendeva di partecipare al nuovo processo contro uno dei suoi tre aguzzini, Angelo Izzo, nel frattempo resosi responsabile del duplice omicidio di Carmela e Giuseppina Mariorano. Le sue ultime parole furono "Battiamoci per la verità"
L'episodio di cronaca del quale rimase vittima risale alla notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, quando venne salvata, per caso, da un metronotte che sentì i suoi lamenti dal bagagliaio dell'auto dove era stata rinchiusa col cadavere dell'amica Rosaria Lopez, 19 anni. Gianni Guido, Andrea Ghira e Angelo Izzo, avevano lasciato l'auto parcheggiata in via Pola, a Roma, mentre si fermavano in un ristorante di zona. Volevano cenare prima di andare a seppellire quelli che credevano due corpi. Donatella, 17 anni all'epoca, si era salvata proprio così, fingendosi morta. Un espediente che le aveva fatto guadagnare del tempo prezioso, anche grazie all'imprudenza dei tre aggressori. Izzo, Guido e Ghira, avevano attirato le due amiche nella villa di Ghira sul promontorio di San Felice al Circeo. Quando le due ragazze avevano capito che la ‘festa' cui erano state invitate era solo una scusa, era ormai troppo tardi. Picchiate, violentate, seviziate, il massacro era durato 36 ore finché i tre non avevano creduto di aver ucciso entrambe le vittime. Poi avevano preso la strada del ritorno in città. Prima, però, una cena per rifocillarsi.
Guido e Izzo vennero arrestati in flagranza e incarcerati mentre Andrea Ghira riuscì a rendersi latitante grazie a una soffiata. In Tribunale andò in scena la vera storia del massacro del Circeo. Difesa dall'avvocato Tina Lagostena Bassi, Donatella affrontò le illazioni e le accuse delle difese dei tre, senza mai abbassare la testa. Fu un processo storico, apripista per tutti i successivi casi di stupro, che si concluse con la condanna dei due imputati all'ergastolo (Izzo) e a 30 anni (Guido). Dopo aver fatto condannare i tre (Andrea Ghira fu processato in contumacia) Donatella si dedico alle battaglie politiche. Si dedicò alla campagna per ottenere che lo stupro venisse riconosciuto come reato contro la libertà della persona e non contro la morale pubblica e trionfò quando, nel 1996, quando venne approvata la Legge numero 66 sulle "Norme contro la violenza sessuale" che finalmente riconosceva questo principio.
"Non dovevano farlo uscire" disse dopo il massacro di Ferrazzano, quando il suo aguzzino Angelo Izzo, ottenuta la semilibertà uccise una mamma con la sua bambina. Donatella aveva sempre sostenuto che fosse ancora pericoloso, "nessuno ha voluto ascoltarmi" commentò amara. Nell'intervista per Fanpage (video in basso), Roberto Colasanti, la ricorda così: "Lei si è sempre battuta per i diritti delle donne e la giustizia, ottenendo anche risultati importanti per il paese, Donatella per me è la storia".