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Cinese condannato per violenza sessuale, era innocente: colpa di un errore di traduzione

Non era stupro ma un “tira e molla amoroso”. Un errore di traduzione ha portato i giudici a condannare un 26enne cinese per violenza sessuale e lesioni personali nei confronti della compagna, ma è stato assolto perché “il fatto non sussiste”.
A cura di Alessia Rabbai
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Ha scontato un anno e quattro mesi di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari da innocente, condannato per violenza sessuale e lesioni personali sulla fidanzata a causa di un errore di traduzione. Èsuccesso ad un ventiseienne di nazionalità cinese, che nella giornata di ieri, lunedì 16 settembre, è stato alla fine assolto dal Tribunale di Roma proprio perché "il fatto non sussiste". La vicenda risale al maggio scorso nella Capitale. Tutto è partito dalla denuncia degli amici della sua compagna, una coetanea cinese che non parla italiano, i quali si sono rivolti ai carabinieri.

Traduzione sbagliata e valenza culturale

Secondo quanto ricostruito dai militari che sono giunti sul luogo della segnalazione in un appartamento la ragazza, compagna del ventiseienne, si trovava chiusa in bagno insieme ad un'amica, e aveva lividi su diverse parti del corpo. Quella sera pareva che il suo compagno l'avesse stuprata, afferrandola per il collo.

Alla sua amica il giorno prima la ragazza aveva raccontato di aver litigato con il ventiseienne, di aver avuto una discussione animata al termine della quale aveva maturato in sé la decsisione di lasciarlo. Il ragazzo aveva insistito per restare insieme a lei, fino ad arrivare al rapporto sessuale. Lei inizialmente non voleva farlo, poi si è concessa.

Un quadro poco chiaro, di facile fraintendimento e decodificabile come una violenza sessuale se non fosse per il fatto che, come ha spiegato l'avvocato del ventiseienne, "si tratta di comportamenti ben codificati nella cultura cinese – spiega il legale al Messaggero – secondo la quale la donna non deve cedere subito alle avances, altrimenti verrebbe giudicata "troppo facile".

Non era stupro ma un "tira e molla amoroso"

Il ventiseienne è stato condannato nel processo per direttissima per violenza sessuale nei confronti della compagna e ha scontato oltre un anno di misura cautelare tra carcere e domiciliari. L’equivoco ha riguardato la parola "stupro". In sede processuale, con l'intervento degli interpreti è stato svelato il vero significato della parola cinese, che intenedeva un "tira e molla amoroso", nel quale la violenza sessuale non c'entrava nulla.

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