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Chiuso ristorante di sushi sulla Nomentana, sporcizia e 29 lavoratori in nero: 191mila euro di multa

Cucina sporca, irregolarità all’impianto elettrico e ben 29 lavoratori in nero sono le violazioni che hanno portato alla chiusura di un ristorante di sushi sulla Nomentana.
A cura di Alessia Rabbai
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I poliziotti e il personale dell'Ispettorato del Lavoro nel ristorante
I poliziotti e il personale dell'Ispettorato del Lavoro nel ristorante

Un ristorante di sushi in via Nomentana a Roma è stato chiuso per gravi carenze igieniche, irregolarità sull'impianto elettrico e violazione della normativa sul lavoro. Al suo interno tra le persone che ci lavoravano, ben ventinove erano in nero. Il titolare ha ricevuto una maxi multa, di 191mila euro per le violazioni riscontrate. I fatti risalgono alla serata di venerdì scorso 17 febbraio e sono avvenuti durante i servizi sul territorio della Polizia di Stato. Gli agenti dela IV Distretto San Basilio, del Commissariato Sant’Ippolito, il personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e gli Ispettori dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro hanno svolto dei controlli all'interno del locale. Salate le sanzioni amministrative per il gestore dell'attività.

Cucina sporca e oli conservati male

I fatti risalgono ad alcune sere fa, quando i poliziotti sono entrati all'interno del ristorante di cucina orientale per svolgere alcuni accertamenti. Ciò che hanno trovato al suo interno è molto grave ed è costato la chiusura del locale, oltre alla multa. Dalle verifiche fatte è emerso che c'erano gravi carenze igienico-sanitarie. Il pavimento della cucina era sporco, erano accatastate pentole incrostate con residui di cibo e oli in cattivo stato di conservazione. Ciò con conseguenze che potenzialmente si sarebbero potute ripercuotere sulla salute dei clienti.

Personale in nero e violazioni della normativa sul lavoro

Rispetto al personale, c'erano 187 persone, delle quali ventinove lavoravano in nero e trentanove si occupavano di mansioni lavorative di vario titolo. I lavoratori non erano messi inoltre nelle condizioni di lavorare in sicurezza come previsto dalla normativa sul lavoro, in quanto c'erano conduttori in tensione rispetto ai quali i lavoratori non avevano ricevuto le indicazioni necessarie per proteggersi da conseguenti rischi e l'impianto elettrico dei locali presentava diverse irregolarità.

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