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Chiusi in casa, presi a cinghiate, costretti a non parlare con altri bimbi: denunciato padre padrone

Un 53enne è finito a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. I figli hanno chiesto aiuto agli zii, raccontando come erano costretti a vivere.
A cura di Natascia Grbic
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Non potevano parlare né giocare con nessuno, a scuola avevano l'obbligo di stare solo vicino agli insegnanti e una volta a casa non potevano uscire. Questo quanto accaduto a Roma a due bambini, figli di una coppia residente a Capannelle. A dettare le regole, secondo quanto riportato da Il Messaggero, era il padre padrone, un uomo di cinquantatré anni che picchiava la moglie e prendeva i figli a cinghiate se osavano disobbedire. La donna aveva talmente tanta paura dell'uomo che non interveniva mai nelle discussioni per paura di essere picchiata. Non potevano uscire di casa, un'abitazione ridotta malissimo, con muffa alle pareti e ogni tipo di cosa sul pavimento.

Alla fine, l'uomo è stato denunciato ai carabinieri. Sono stati i bambini a dire agli zii cosa stavano passando. E adesso il 53enne è imputato con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. "Uno dei miei nipoti ha detto a mia sorella: ti prego, portami via da qui, voglio una vita normale. Papà non mi vuole bene, voglio diventare grande e pagare il riscatto per mio fratello. Voglio ammazzare mio padre", le parole dello zio, riportate dal quotidiano romano. I bambini, secondo quanto dichiarato dall'uomo, avrebbero imparato a risolvere i problemi solo con le botte. E questo stava pregiudicando il loro sviluppo.

"Mio marito riprendeva i bambini con toni alti e parole offensive: encefalitico, non capisci un c…o. Voleva che fossero al sicuro – ha dichiarato la mamma al giudice – Gli dicevo che dovevano socializzare e fare sport, ma lui mi minacciava di chiamare i carabinieri. Stavo lavando i piatti e ho sentito delle urla dalla stanza da letto e quando sono andata a vedere ho trovato mio marito che stava con il braccio sul collo di mio figlio piccolo. Il più grande ha cercato di difendere il fratello, ma il padre gli ha detto: Rimani lì se non vuoi finire in ospedale". Il padre, che respinge le accuse, ha chiesto di levare il suo cognome ai ragazzi.

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