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Chiude la storica trattoria romana Qui non se more mai: “Vi raccontiamo perché si chiama così”

Tra commozione e aneddoti l’ultimo giorno della storica trattoria romana dell’Appia Antica. I clienti: “Si portano proprio via un pezzo del nostro cuore”. Ora però il Comune cerca una sistemazione per i gestori.
A cura di Lorenzo Sassi
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Chiude a Roma la storica trattoria "Qui nun se more mai", punto di riferimento gastronomico di artisti come Fellini e Hemingway. I proprietari dell’immobile – situato al civico 198 di via Appia Antica – non hanno rinnovato il contratto ad Alessandro e Alba, coppia che aveva rilevato la gestione del locale nel 1980. “Vuoi sapere quando sono arrivato qua?”, racconta Alessandro, “un sacco di gente mi diceva di non prendere il ristorante per via dell’assenza di parcheggio. Io però ho detto: di Appia Antica ce n’è solo una, è unica, non mi interessa il parcheggio. Solo che ora siamo in questa situazione e dopo tante soddisfazioni un po’ rosico”. Siamo andati a trovare i coniugi che sono un pezzo di storia della città proprio quando riconsegnavano le chiavi, tra qualche lacrima di commozione e l"ironia propria solo di chi, anche se non proprio più giovane, guarda al futuro con curiosità e voglia di viverlo.

Tre, quattro volte è venuto Fellini, Gianna Nannini, Sergio Leone. I giocatori poi se sono laziali, sono quasi venuti tutti. Della Roma un po' di meno però della Lazio sono venuti quasi tutti”, spiega Alba quando, sollecitata sull’argomento, elenca i nomi degli artisti e delle personalità pubbliche che sono passate dal loro locale. Tra questi anche Dino Zoff, cui è legato un aneddoto. Era solito passare del tempo sui campi in terra a battuta del circolo di tennis vicino al ristorante. Spesso capitava che, al termine della partita, chiamasse la trattoria chiedendo espressamente che gli venisse servita della polenta, a Roma, in una trattoria di cucina romanesca. Questo era "Qui nun se more mai”.

La leggenda del nome: perché si chiamava "Qui non se more mai"

Un nome vecchio tanto quanto l'osteria Anche l’insegna del locale ha la sua storia. Pare che parecchio tempo fa – Alessandro e Alba faticano a rintracciare una data precisa – un romano se ne sia andato in America a cercare fortuna. Una volta arrivato in terra straniera, anziché trovare oro e successo, si era ritrovato coinvolto in una rissa rischiando la vita. Scottato dall’esperienza, il protagonista aveva deciso di rientrare alla base e una volta arrivato a Roma, recatosi nel locale, dopo aver mangiato, pare abbia esclamato: “Ah, qui non se more mai!”.

"Qui un piatto di pasta anche per chi non poteva pagare"

A rendere speciale il posto era però l’umanità dei gestori, a cominciare da Alba, che non si è mai tirata indietro davanti a chi, affamato, non poteva permettersi nemmeno di pagare un pasto. “Ero un po' la nonna e la mamma di tutti, perché sono così, qualsiasi persona che mi dice ‘mi dai un panino, non ho soldi posso mangiare un piatto di pasta?’ Non ci sono problemi certo, non gli facevo la bistecca o la fiorentina però un piatto di pasta gliel'ho sempre dato, gratis con un bicchiere d'acqua o una bottiglia, perché sono così”, spiega Alba.

L'abbraccio dei clienti ad Alba e Alessandro

La clientela abituale – che frequentava il posto fin dagli anni ’80 – non ha fatto mancare il proprio supporto nei giorni precedenti la chiusura. “I nostri clienti sono molto affezionati, vengono dall’80. L'altra sera sapevano che saremmo andati via e abbiamo avuto più di un centinaio di persone. Non venivano per mangiare, ma sono venute a salutare me e mio marito e per noi questo è tutto, non ci interessa dei soldi perché i soldi vanno e vengono”, dice Alba, visibilmente commossa, mentre racconta del proprio rapporto con la clientela. In centinaia sono passati a salutare. Tra questi anche Jacopo.

Vengo qui con la mia famiglia da 30 anni e mia madre con mio padre anche da prima”, racconta Jacopo, cliente storico. “Venivamo due o tre volte a settimana quindi non è una bella giornata. Io ho perso mio padre 7 anni fa e quindi c'è proprio un attaccamento importante con questo posto. Loro di famiglia sono laziali, noi invece romanisti e quindi c'erano gli sfottò prima dei derby e le partite commentate insieme, sia della Roma sia della Lazio, i classici pranzi domenicali con la famiglia. "Qui nun se more mai" era tutto questo insomma. Si portano proprio via un pezzo del nostro cuore”.

L'impegno per trovare un nuovo locale ad Alessandro e Alba

Nel pomeriggio di venerdì 30 settembre, Alessandro e Alba hanno riconsegnato le chiavi del locale. Il Comune sembra intenzionato a dare loro una mano, anche nell’ottica di rivitalizzare l’Appia Antica. “Stiamo lavorando accanto a questa famiglia che rappresenta un’impresa storica del territorio per fare in modo che questa storia non si disperda. Dobbiamo verificare sul territorio dell’Appia altre opportunità che potrebbero accogliere questa realtà commerciale. Il tessuto economico dell’Appia è una delle questioni più delicate della città perché è quello che rischia di essere travolto dal mercato e da altri soggetti privati che rischiano di mutare la realtà dell’Appia”, ha dichiarato Amedeo Caccheri, presidente Municipio VIII. Non resta dunque che sperare che Alba e Alessandro. Anche se "è dura".

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