Chi ha registrato i video del sindaco Tidei mentre fa sesso con due donne e dove sono finiti
Tra presunte vendette politiche e accuse di corruzione, c'è un dettaglio centrale sulla vicenda che ha coinvolto il sindaco di Santa Marinella: da dove vengono e chi ha diffuso i video di Pietro Tidei mentre fa sesso con due donne nell'anticamera del suo ufficio? Immagini registrate di cui nessuno, tantomeno il primo cittadino, mette in dubbio la veridicità.
Da dove vengono i video ‘hard' del sindaco Tidei
I video sono stati realizzati da alcune microcamere installate nel comune di Santa Marinella per indagare su presunti fatti di corruzione, denunciati proprio dal sindaco Tidei nel 2022. Sono oltre 4mila ore di registrazioni e di intercettazioni telefoniche e quei frammenti, certamente, sono irrilevanti per la magistratura.
Tramite l’intercettazione ambientale, ricorda l'avvocato Lorenzo Mereu, che assiste il sindaco Tidei, "vengono captati, come sempre accade, sia elementi utili di indagine e sia fatti totalmente inutili (che riguardano persone terze)". E proprio tra questi fatti irrilevanti per le indagini ci sono i video del sindaco mentre fa sesso con due donne nell'anticamera del suo studio.
Dopo la chiusura delle indagini, spiega ancora l'avvocato, il Pm mette a disposizione degli indagati i file di indagine da lui ritenuti utili e pertinenti al processo, quindi, teoricamente, non i video di cui si parla.
Dopo questo passaggio, avverte l'avvocato Mereu, "vi è stato nel caso in esame, un corto circuito: non si è in grado di comprendere bene quello che è successo perché ancora la persona offesa dai reati, il Sindaco Tidei, non ha ricevuto alcun atto che gli consenta accedere al fascicolo di indagine e quindi di controllare e comprendere quello che realmente accaduto".
Chi ha diffuso i video di Tidei
Le intercettazioni rilevanti secondo il pm sono messe subito a disposizione degli avvocati degli indagati e questi ultimi possono estrarne una copia. Ma soltanto dei video rilevanti per le indagini. Le intercettazioni che gli inquirenti non ritengono utili e che invece sono potenzialmente in grado di provocare danni a persone estranee aii fatti contestati vengono inserite in uno speciale archivi.
Questo archivio riservato, in pratica, può essere soltanto "ascoltato e visionato" dagli avvocati degli indagati, che quindi non possono in alcun modo estrarne una copia. Se invece ritengono utile acquisire anche i file di questo archivio separato, i legali devono presentare una richiesta a cui deve seguire una risposta motivata.
Nel caso in esame, spiega ancora l'avvocato di Tidei, "un indagato ha ottenuto i dati sensibili presenti nell’archivio “riservato” che non riguardano fatti utili alle indagini e ne ha diffuso il contenuto. Quindi in buona sostanza si può affermare che vi è stato un enorme errore nel consentire agli indagati di avere a disposizione atti del giudizio estranei ed irrilevanti per la loro difesa ma assolutamente necessari, dal loro punto di vista, per denigrare non solo un avversario politico ma colui che con coraggio ha denunziato le loro malefatte".
Il sindaco: "Ancora non ho visto quei video"
Il sindaco Tidei non ha ancora deciso se presentare un esposto contro i pm della procura di Civitavecchia. Ha detto all'agenzia Ansa: "Mi sto consultando col mio avvocato e tra qualche giorno decideremo. E' stata fissata intanto l'udienza di comparizione il 18 ottobre per l'inchiesta per corruzione, e in quella occasione visionerò gli atti. Atti che non mi è stato ancora possibile vedere. Ci sono 4000 ore di intercettazione delle quali non so niente, non posso vedere alcunché: potrò vederli solo con l'udienza. Visionerò e deciderò, e questo mi rende furioso perché nel frattempo si è sviluppata una ridda di illazioni su persone che non c'entrano niente, che ora rischiano di divorziare".
Il sospettato: "Non c'entro, non ho diffuso io i video"
Nel corso di un'intervista rilasciata a La Repubblica, un consigliere comunale in quota centro destra (uno degli indagati per corruzione e poi prosciolto) accusato di aver diffuso il video ha dichiarato: "Con il mio avvocato sono andato in procura e ho chiesto tutti gli atti del fascicolo. E poi dentro quelle carte, che ho spulciato una per una, ho scoperto quei video che erano nominati in modo sbagliato. Ipotizzo che qualcuno abbia fatto un errore materiale nel nominarli". E poi li ha diffusi?, incalza il giornalista di Repubblica: "No, nella maniera più assoluta".