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Chi è Marcello Colafigli, ex boss della Banda della Magliana: il Bufalo in Romanzo Criminale

Nella storia di Marcello Colafigli, il boss “irriducibile” della Banda della Magliana che oggi ha 70 anni, realtà e fiction si intersecano tra il personaggio del Bufalo di Romanzo Criminale e le carte delle inchieste. Marcellone stato arrestato oggi per traffico internazionale di droga.
A cura di Valerio Renzi
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Marcello Colafigli, forse è l'ultimo vero boss della Banda della Magliana, è stato arrestato questa mattina. Condannato a diversi ergastoli era in libertà vigilata. Nonostante questo, a settant'anni, ancora gestiva un traffico internazionale di droga grazie ai rapporti con la ‘ndrangheta e la camorra. Lo stupefacente veniva smerciato dal gruppo che faceva riferimento a Colafigli alla Magliana e sul litorale del Lazio. Nato a Poggio Mirteto, orfano della madre morta dandolo alla luce in un parto gemellare in cui perde anche il fratello, si trasferisce alla Magliana con la famiglia. Qui diventa il principale sodale di Franco Giuseppucci uno dei fondatori della Banda. Con Abbatino controlla la zona della Magliana e di San Paolo.

Marcello Colafigli è il Bufalo: storia e leggenda si mischiano

Quando si parla di lui mito, immaginario di massa legato alla Banda e storia si mischiano. Colafigli, detto Marcellone, ha ispirato il personaggio del Bufalo nel film e nella serie tv Romanzo Criminale, tratti dall'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo. Il Bufalo è il personaggio più "irriducibile" di tutta la Banda, quello che non vuole scendere a compromessi, violento e vendicativo. Senza scordarci che quella di De Cataldo è una storia, ci sono però alcuni elementi di verità nel ritratto che viene dalle carte giudiziarie e dalla storia della mala romana di quegli anni.

L'infanzia di Marcellone alla Magliana e l'incontro con Giuseppucci

È nato nel 1953 a Poggio Mirteto in Sabina. La madre muore dandolo alla luce. Nel parto muore anche il suo gemello. Cresciuto nel quartiere della Magliana, è amico fraterno di Franco Giuseppucci detto "Er Negro" (il Libanese di Romanzo Criminale), con cui organizza una batteria dedita alle rapine. Studia all'istituto per Geometri ma, anche grazie alla sua forza fisica, viene presto coinvolto in attività criminali dagli amici del quartiere. È proprio Giuseppucci a portarlo dentro la Banda nata dall'incontro tra il gruppo della Magliana con il gruppo dei "Testaccini" facente capo a Enrico De Pedis detto "Renatino" (il Dandy nel racconto di De Cataldo). Sarà poi per molti anni vicino a Maurizio Abbatino (detto Crispino, per chi ha guardato la serie ovviamente il Freddo).

Rapimenti e omicidi: la carriera criminale di Colafigli

Marcellone partecipa a quello che è considerato l'atto fondativo della banda, ovvero il sequestro il 7 novembre del 1977 e il successivo omicidio del Duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. È stato riconosciuto anche come facente parte del gruppo di fuoco che ucciderà Franchino Er Criminale (Franco Nicolini), all'esterno dell'Ippodromo di Tor di Valle l'anno successivo.

Condannato a diversi ergastoli, è stato riconosciuto colpevole anche di aver partecipato all'omicidio del commerciante di Ostia Sergio Carozzi, reo agli occhi della Banda di aver denunciato per estorsione Nicolino Selis, altro membro dell'organizzazione.

Colafigli è stato uno degli elementi apicali della Banda della Magliana per tutti gli anni Settanta e Ottanta anche dopo il suo ingresso in carcere. Di sua competenza è la zona di Magliana e di San Paolo. È anche "merito" suo se l'eroina che smercia la Banda arriva anche dalla mafia siciliana di Totò Riina.

La vendetta contro il clan Proietti e l'arresto

Quando Franco Giuseppucci viene ucciso il 13 settembre del 1980, è Colafigli a guidare i propositi di vendetta e lo scontro con il gruppo dei Proietti, conosciuti anche come i "Pesciaroli" ritenuti responsabili della morte del boss della Magliana. Il 16 marzo del 1981 a Monteverde con Antonio Mancini uccide "il pescetto", ovvero Maurizio Proietti, ma nello scontro a fuoco che ne segue viene arrestato. Lui e Mancini provano a scappare dalle forze dell'ordine, anche facendosi scudo con un bambino per coprirsi la fuga, ma alla fine sono costretti ad arrendersi.

Inizia così anche il suo girovagare tra carceri e manicomi criminali, da dove entra ed esce grazie a perizie "favorevoli". Sono in questi anni che, lentamente, il sodalizio della Banda di usura. Fuori è Renatino De Pedis a comandare. E questo non piace a Marcellone e a un altro elemento di spicco della Banda, Edoardo Toscano molto legato a Colafigli. In particolare De Pedis viene accusato di non sostenere più i membri del gruppo detenuti.

La faida nella Banda della Magliana: l'omicidio di Enrico De Pedis detto "Renatino"

Toscano, che è latitante, si prende l'incarico di uccidere De Pedis che però gioca di anticipo facendola a sua volta assassinare. Nonostante tutto Colafigli non desiste dai suoi propositi e, anticipando di un permesso, nell'estate del 1989 evade dal manicomio. Si rende irreperibile, va all'estero. prende nuovi contatti con i membri della Banda che facevano capo al gruppo della Magliana. il 2 febbraio del 1990 Renato De Pedis viene infine assassinato in via del Pellegrino da due killer assoldati per il compito.

Le condanne e gli ultimi anni

La fuga di Marcello Colafigli e dei suoi complici non dura a lungo, viaggiano in Italia e all'estero ma vengono mano a mano individuati e arrestati. Il 26 luglio del 1991 viene fermato in via Giustiniano Imperatore a Roma. È in compagnia di un ex membro dei Nar, il gruppo di terroristi neofascisti, e viene nuovamente arrestato dopo essere stato riconosciuto.  Condannato all'ergastolo, nel 2012 il boss della Magliana torna a Roma. Usufruisce della semilibertà anche perché gli viene riconosciuta una infermità mentale. Nel 2021 rientra in carcere: è stato trovato in compagnia di diversi pregiudicati a Ostia, dove viveva a casa della sorella nella zona di Casal Palocco. Quando chiede di tornare in semilibertà i giudici respingono il ricorso.

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