Ieri è andata in scena una nuova nuova pantomima a piazza del Popolo, dove le forze dell'ordine hanno inseguito per più di un'ora circa duecento persone, militanti di estrema destra di Forza Nuova e ultras, in particolare di alcuni della Curva Nord della Lazio. Lo stesso identico copione andato in onda sabato sera, solo che questa volta si è anticipato un po' l'orario preferendo all'inizio del coprifuoco la prima serata.
Nessun ristoratore disperato, nessun cittadino esasperato per l'incertezza del futuro o per la paura di perdere il lavoro, solo elementi minoritari nei numeri, politicamente e socialmente a cui per la seconda volta in tre giorni è stato permesso di fare il bello e il cattivo tempo. Nessuna manifestazione o rabbia spontanea da gestire dunque, nessuna fiammata di protesta, nessun antagonismo sociale che attende una risposta, ma gruppi determinati e noti che da giorni provano a infilarsi e cavalcare qualsiasi manifestazione contro il governo a cominciare da quelle negazioniste dove Forza Nuova è stata protagonista. Una composizione quella di piazza del Popolo molto diversa da quella vista nelle piazze di Napoli, Milano e Torino, molto più omogenea, molto più organizzata.
Una gestione dell'ordine pubblico quella romana di queste ore anomala rispetto ai filtri, i controlli, le restrizioni a cui la questura e la prefettura ci hanno abituato negli ultimi anni. Nessun intervento preventivo, nonostante gli organizzatori degli incidenti, chiamarli scontri sembra forse eccessivo non essendo manifestanti e forze dell'ordine venuti mai a contatto, siano protagonisti da anni della piazza romana. C'è Giuliano Castellino di Forza Nuova a guidare la protesta, un personaggio che se non fosse sufficientemente pericoloso risulterebbe farsesco per le sue mille giravolte e per le inchieste in cui è stato coinvolto, da una truffa sul cibo per celiaci a quando è stato fermato con un etto di cocaina nello scooter che il giudice gli ha accordato essere "per uso personale".
La situazione sociale è esplosiva. L'incertezza, la paura di fronte a un nuovo lockdown, le difficoltà per chi rischia di non avere una continuità di reddito, le conseguenze delle chiusure generano rabbia, scontento, disperazione. Il governo sembra in questo momento tentennare a prendere misure più drastiche perché non saprebbe come gestirlo socialmente e dal punto di vista della crisi economica, anche se le conseguenze della crescita dei contagi sembrano essere di fronte agli occhi di tutti.
Nei prossimi giorni c'è chi anche a Roma manifesterà per chiedere più risorse subite per tutelare la salute collettiva. Vediamo come sarà la gestione della piazza. Perché il punto quindi non è la legittimità o meno di manifestare, e non è neanche qualche cassonetto bruciato. Il punto è chiedere conto a chi gestisce l'ordine pubblico a Roma del perché un gruppuscolo di neofascisti sia lasciato libero di appropriarsi della scena. Forse un cassonetto in fiamme è un buon deterrente per chi vuole manifestare le proprie ragioni senza essere accomunato all'estrema destra? Lasciar fare nelle strade tifo organizzato e neofascisti serve a dissuadere chi in strada vorrebbe andare? Domande a questo punto legittime dopo quello che è accaduto a Roma negli ultimi giorni. Oggi pomeriggio la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese interverrà in parlamento. Speriamo di avere delle risposte.