Chi comanda a Roma? L’accordo tra Casamonica e Albanesi cambia gli equilibri tra clan
È un gioco di equilibri tra Casamonica e Albanesi per la gestione dei quartieri della Capitale, all'interno di un nuovo contesto criminale in cui si inseriscono i tentacoli della mafia nigeriana. Si cambia strategia di fronte ai cambiamenti nel panorama della malavita romana e laziale. Nel gestire però un così delicato equilibrio la sua linfa vitale rimane una: il denaro.
È fondamentale per i clan aggredire sul lato economico: sia quello sporco arrivato tramite: "il riciclaggio di denaro, evasione ad elusione fiscale, con un forte impatto nei settori della ristorazione, delle bevande e delle strutture alberghiere e turistiche o ancora l'uso di criptovalute", così come recita il nuovo report della Dia, la Direzione investigativa antimafia, durante la presentazione alla Camera della prima relazione semestrale dell'attività nel corso del 2023. Inoltre il Lazio, secondo i dati a disposizione del rapporto illustrato ieri martedì 18 giugno dal direttore della Dia Mario Carbone, è la seconda regione per operazioni sospette: ben 8295 nel semestre di cui 7375 nella Capitale.
Imprenditori che non rinnegano l'identità di "sangue"
Le organizzazioni criminali sono diventate una lobby imprenditoriale che gestisce il business attraverso una struttura di più livelli in cui, nello stato più basso rientrano la manovalanza dello spaccio al dettaglio. Fondamentali le strategie di infiltrazione, corruzione e intimidazioni con un sistema di affiliazione fatto di "regole rigorose" e "saldi legami familiari", come spiega il report Dia. Quest'ultimi restano il fulcro della loro identità: si cambia, si va al passo con i tempi ma i rapporti familiari sono al centro di tutto.
La divisione della Capitale
"I Casamonica sono radicati nell'area inserita nel quadrante sud est di Roma da Porta Furba alla Tuscolana, dalla Romanina, all'Anagnina, fino a Spinaceto, Frascati, Grottaferrata, Monte Compatri, e per il tramite della parentela con gli Spada, fino al litorale di Ostia", così afferma il rapporto della Direzione Investigativa antimafia, che sottolinea poi come i narcos albanesi abbiano instaurato: "rapporti stabili con i trafficanti di droga in ogni parte del pianeta sfruttando i porti di Anversa, Rotterdam e Amburgo e gli emissari nelle foreste colombiane e in Ecuador, gli unici a trattare direttamente con i fornitori, così come la ndrangheta".
La mafia nigeriana
La mafia nigeriana presenta nuovi clan che si affermano nelle periferie della città di Roma con metodi sperimentali, ormai collaudati, di riciclaggio del denaro. Si fa ben attenzione però a non scontrarsi con i Senese e con gli equilibri in cui rientrano le piazze di spaccio dell'intero territorio romano. Una stabilità fragile che ritorna al punto di normalità solo con il piombo visto che la nuova frontiera della città metropolitana è talmente vasta che: "nessuno riesce ad averne un controllo incontrastato".
Secret Cults, il sistema Hawala e le criptovalute
Anche nel caso della mafia nigeriana la comunicazione con la madre patria è il perno su cui si basa l'attività, il "Secret Cults" tra strategie paramilitari, riti di affiliazione con elementi di esoterismo e codici da scuola militare. Tutto tramite canali orali. Oppure con affari nel darkweb e le criptovalute.