Che fine ha fatto Gianni Guido, la nuova vita del mostro del Circeo
Gianni Guido è uno dei tre mostri del Circeo, uno dei tre ragazzi della buona borghesia romana che ha stuprato e ucciso Rosaria Lopez, e tentato di uccidere Donatella Colasanti dopo averla violentata è torturata. Dal 30 settembre del 1975, il suo nome sarà legato per sempre a quello dei due amici e complici: Andrea Ghira e Angelo Izzo.
Condannato all'ergastolo e poi a trent'anni, dopo essere evaso due volte, oggi Gianni Guido è un uomo libero: dal 25 agosto del 2009 è uscito dal carcere, grazie a uno sconto di pena di otto anni dovuto all'indulto. Da quel giorno non ha mai parlato del suo passato, né è mai più comparso in pubblico.
Il Massacro del Circeo sarà uno dei fatti di cronaca che segnerà di più quegli anni. Prima di tutto per l'efferatezza delle violenze, poi per la differenza di classe sociale tra vittime e carnefici: da una parte due ragazze di borgata, giovanissime, dall'altra tre giovani più che benestanti, che hanno frequentato scuole prestigiose e che vengono da famiglie potenti. In comune i tre amici non hanno però solo il ceto sociale, ma anche la militanza politica di estrema destra, in bilico tra violenza politica e comportamenti semplicemente criminali.
Il ruolo di Gianni Guido nel delitto del Circeo
Rosaria Lopez (19 anni) e Donatella Colasanti (17 anni), sono due giovani del popolare quartiere della Montagnola. Dopo aver conosciuto un ragazzo fuori a un cinema, accettano un invito per bere una cosa al bar del Fungo all'Eur, luoghi di ritrovo dei giovani neofasciste e di tante comitive di ragazzi normali.
Qui conoscono Gianni Guido e Angelo Izzo, con cui si danno appuntamento il giorno successivo per andare a una festa fuori Roma. Ma le due ragazze a quella festa a Lavinio non arriveranno mai, vengono invece condotte a Villa Moresca a San Felice Circeo. Guido e Izzo subito gli chiedono di fare sesso, di fronte a un loro rifiuto estraggono un'arma e le minacciano. Dopo poco arriva Ghira e partecipa anche lui alle violenze. Dopo 36 ore di violenze sessuali e torture Rosaria Lopez viene affogata in una vasca da bagno, Donatella prova a raggiungere un telefono ma viene presa dai suoi aguzzini che tentano di strangolarla, ma la fibbia della cinta si rompe, a quel punto la colpiscono al capo con una spranga e lei si finge morta, e così riuscirà a salvarsi.
La condanna e i tentativi di evasione
Quando lasciano la villa del Circeo, i tre ragazzi caricano i corpi delle loro vittime su una Fiat 127. Parcheggiano in via Pola al quartiere Trieste Salario e vanno al ristorante. A quel punto Donatella Colasanti, sotto choc e ferita, trova la forza di chiedere aiuto. Sente le sue grida un metronotte che chiama le forze dell'ordine che l'estraggono viva dall'auto. Subito la ragazza racconta le violenze e fa i nomi di chi l'ha ridotta così e ha ucciso la sua amica. Angelo Izzo e Gianni Guido vengono arrestati subito dopo, Andrea Ghira riuscirà a fuggire e passerà il resto della sua vita in latitanza fino alla morte nel 1995.
Guido e Izzo vengono condannati all'ergastolo. Tentano insieme l'evasione prendendo in ostaggio una guardia carceraria, ma il loro tentativo fallisce. In appello, nel 1980, viene condannato a 30 anni dopo una lettera di pentimento. Passano pochi mesi e riesce ad evadere dal carcere di San Gimignano. Ripara a Buenos Aires dove dopo due anni viene nuovamente arrestato. Nel 1985 riesce ad evadere una seconda volta: va in Libano e da qua ripara a Panama dove si rifà una vita, si sposa e divorzia. Arrestato nuovamente nel 1994 è estradato in Italia. Qui dopo altri quattordici anni di detenzione, dopo essersi visto indultati otto anni, torna in libertà.
La vita di Gianni Guido oggi
Gianni Guido oggi è un uomo libero. Il 25 agosto 2009 è uscito dal carcere di Rebibbia, dove nel frattempo si è laureato in Lingue e Letterature Straniere. Non è mai più intervenuto in pubblico, vivendo (probabilmente a Roma), nella più completa riservatezza. I parenti di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, all'epoca della scarcerazione manifestarono la loro contrarietà al ritorno in libertà di Guido, considerate le sue numerose fughe e considerato il suo pentimento sempre una formalità.