Celebrati i funerali di Martina Scialdone, ‘Ovunque sarai’ di Irama accompagna l’entrata della bara
È sulle note di ‘Ovunque sarai' di Irama che è cominciato il funerale di Martina Scialdone. Sono in tanti nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, quartiere Tuscolano di Roma, a voler dare l'ultimo saluto alla trentaquattrenne romana uccisa a pochi passi dal ristorante Brado. Amici, colleghi, familiari della ragazza hanno assistito alla cerimonia in silenzio, devastati dalla morte della giovane avvocata.
L'autopsia: colpo sparato dall'alto verso il basso
Martina Scialdone, avvocata di 35 anni, è stata uccisa da Costantino Bonaiuti, funzionario dell'Enav ed ex della donna. Stando ai primi risultati dell'autopsia, il colpo di pistola è stato sparato dall'alto verso il basso. Il proiettile ha trapassato la spalla e ha perforato la scapola, recidendo l'arteria polmonare. Scialdone è stata uccisa da una distanza compresa tra i quaranta e i cinquanta centimetri, hanno stabilito i medici. L'avvocata è morta dopo alcuni minuti di agonia nei pressi del ristorante Brado.
La versione di Bonaiuti
Secondo l'avvocato difensore di Costantino Bonaiuti, l'intento di quest'ultimo, "nel disperato tentativo di recuperare un rapporto verosimilmente perduto, era quello di inscenare una macabra commedia, avente un canovaccio ben preciso: fingere un tentativo di suicidio per impietosire la persona amata e ricondurla a sé". In questo quadro, la morte di Martina sarebbe stata "casuale". Per il gip, che ha negato la scarcerazione dell'indagato, il "panorama indiziario è talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressocché inconfutabile". L'unico obiettivo dell'uomo, ha scritto il giudice, "era uccidere Martina". Per la difesa, invece, non è stato un gesto premeditato. Si sarebbe trattato al contrario di "un tentativo di suicidio con conseguente colpo sparato per errore all'indirizzo della povera vittima".