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C’è il Litio alle porte di Roma: “Potrebbe essere il nostro petrolio, essenziale per economia green”

A Campagnano di Roma, alle porte della Capitale, un grande bacino di quello che viene chiamato oro bianco necessario per la transizione energetica e l’economia green. Il Litio vale 80.000 dollari a tonnellata ma tanti sono ancora i dubbi sulla possibilità di sfruttarlo.
A cura di Alessandro Ricci
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“Ho il terreno proprio lì, chissà magari divento ricco”. Nella piazza principale di Campagnano di Roma, borgo alle porte della Capitale, all’ora di pranzo sono poche le persone nel bar principale. È appena finita la festa del Baccanale. “Io manco so che è, ma dicono che qui ne siamo pieni”, sorride il barista. Si parla di Litio, una delle 34 materie prime necessarie per la transizione energetica, uno dei cosiddetti metalli rari. Si trova proprio sotto il terreno del piccolo borgo di origine romana, su un’area che si estende su 13 chilometri quadrati, la valle del Baccano, ad una profondità di 1800 metri.

“Il litio a Campagnano di Roma è stato trovato negli anni 70-80, durante delle esplorazioni di Enel per la ricerca di materiale geotermico, ma a quei tempi non era un materiale interessante” dice, fiero, Alessio Nisi, il sindaco della città. L’oro bianco, o petrolio bianco, così come viene chiamato ormai da chi si occupa dell’industria mineraria, è il metallo che si trova nelle batterie, da quelle dei telefoni a quelle delle auto, e che sempre più farà parte del nostro quotidiano.

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Niente vanghe, niente cercatori di litio, niente corsa all’oro bianco, solo la consapevolezza che la scoperta potrebbe cambiare l’economia non solo di Campagnano, ma anche quella della Capitale italiana, con il prezzo che nel 2022 è passato da 14.000 a 80.000 dollari la tonnellata. “Il litio qui è stato ritrovato nei fluidi geotermici, una delle concentrazioni più alte mai trovate sulla terra”, afferma Andrea Dini, geologo e ricercatore del CNR di Pisa, che si occupa di litio dall’inizio della sua carriera. “Bisognerà capire ora quale sarà la quantità di acque disponibili a quella profondità,” aggiunge.

Sarà quindi un calcolo dei costi benefici a determinare se l’estrazione del metallo raro sarà conveniente per le aziende che si occupano della ricerca. A luglio del 2022, infatti, Enel, forte delle ricerche negli anni ’80 e dei dati in suo possesso, ha firmato un accordo con Vulcan Energy, l'azienda mineraria australiana che ha brevettato un metodo per l’estrazione del litio geotermico. Zero Lithium Carbon, un processo non invasivo, a zero impatto ambientale. “Si tratta di perforazioni del suolo, tubi che vanno verso un capannone industriale e nessun impatto sull’ambiente circostante” spiega Dini.

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Un processo a impatto zero che oltre all’estrazione del litio permetterebbe il teleriscaldamento dei comuni vicini e la produzione di elettricità attraverso lo sfruttamento dell’energia geotermica. “Si potrebbe sviluppare un processo integrato basato sull’economia circolare che coinvolga anche la città di Roma, per diventare un polo produttivo dell’automotive, un’avanguardia verde italiana, per rilanciare l’economia guardando l’ambiente”, ipotizza Nisi, che ha ormai un’idea chiara di quello che potrebbe essere il futuro del suo paese, già avanti sui temi della sostenibilità e dell’ambiente.

Ma al momento queste sono solo ipotesi, perché la ricerca nell’area è ancora nella fase 1, quella della verifica su serie storiche, e non c’è ancora nessuna autorizzazione a scavare pozzi. E oltre a Enel e Vulcan Energy, c’è anche Altamin, altro gigante dell’industria mineraria. Se i dati saranno convincenti e le esplorazioni che avverranno durante la fase 2 forniranno dati convincenti, allora si procederà alle perforazioni, con una stima della prima estrazione per il 2026.

“Un bacino come quello di Campagnano è estremamente importante”, afferma Dini, “perché la nostra società dipenderà sempre meno dal petrolio e sempre più dai metalli rari, e perché nel corso del tempo ci sarà sempre più bisogno di litio per la Carbon Neutrality del 2050” continua il geologo.

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Una vera e propria rivoluzione per l’Italia, con un giacimento che potrebbe essere solo uno dei tanti. Infatti, secondo  Dini, che insieme ai suoi colleghi ha effettuato una mappatura del litio nello stivale, “la zona che va dal confine Lazio – Toscana ai campi Flegrei potrebbe essere un bacino enorme”. Una previsione che, se dovesse rivelarsi vera, renderebbe il nostro paese indipendente nel fabbisogno di questa risorsa.

In un mercato con tre paesi che detengono il primato dell’estrazione del litio, Cile, Australia e Argentina, poter sfruttare questa risorsa e diventare un polo di estrazione ma anche di trasformazione del litio, darebbe una notevole vantaggio per la prossima transizione verde.

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