Caso Silvia Cipriani: dopo 70 giorni ritrovati i resti. Tutte le anomalie nella scomparsa della postina
Nel pomeriggio di mercoledì a Montenero Sabino sono stati rinvenuti i resti ossei e brandelli di indumenti riconducibili a Silvia Cipriani, l'ex postina originaria di Rieti scomparsa. Tali ritrovamenti si aggiungono a quelli dell’automobile di proprietà della donna, di una delle sue scarpe e della borsetta.
Gli investigatori indagano per omicidio ed occultamento di cadavere. E per chi, come me, opera da anni sulla scena del crimine ci sono importanti elementi ed attività che potranno chiarire che cosa è successo a Silvia. In particolare, oltre all’esame autoptico strettamente inteso, dirimenti saranno l’analisi del cranio, l’esame delle impronte papillari, ma anche i riscontri antropometrici riferibili alla collocazione del sedile e dello specchietto retrovisore.
I resti ossei, il Dna di Silvia e gli esami sul cranio
Dopo oltre 70 giorni dalla scomparsa, sono stati rinvenuti i resti ossei della Cipriani unitamente agli abiti compatibili con quelli indossati da Silvia Cipriani il giorno della scomparsa.
Dai resti ossei rinvenuti anzitutto verrà effettuata l’estrazione del Dna per attribuirli con certezza all’ex postina. Un’attività dovuta, più che necessaria, vista la riconducibilità alla medesima dell’auto. In questo senso, l’estrapolazione del Dna dalla matrice ossea necessita di più passaggi, rispetto ad un “reperto regina” come può essere la traccia ematica. Nel dettaglio, il primo passaggio si concretizzerà nella pulizia dell’osso per eliminare le contaminazioni. Seguirà poi la frantumazione e la polverizzazione di quest’ultimo. Procedimenti assolutamente delicati perché le temperature possono alterare le tracce di Dna e deteriorarlo.
Fugato ogni dubbio sull'appartenenza di quei resti all'ex postina, dirimente sarà l'esame del cranio. Difatti, la notizia del rinvenimento del cranio è fondamentale per stabilire la causa di morte di Silvia. In questa direzione, l’esame tanatologico forense su quest’ultimo sarà in grado di fugare qualsiasi dubbio in ordine alla scomparsa di Cipriani. Potrà ciò dire se la donna è morta di cause naturali oppure se è stata uccisa. Ma potrà anche fornire elementi utili per capire se sia trattata di un suicidio o, appunto di un omicidio.
Le anomalie nel ritrovamento
Le immagini restituiteci dalla scena del crimine mostrano come l’auto di Silvia Cipriani, una Fiat Palio, fosse visibilmente accidentata. Tuttavia, presentando debitamente attenzione ai danneggiamenti presenti da entrambe le parti, è possibile riscontrare come siano perfettamente asimmetrici. In altri termini, le ammaccature si collocano più o meno alla stessa altezza. Per questo, è ragionevole ipotizzare che le ammaccature in parola siano state prodotte dal medesimo mezzo meccanico nell’attività di recupero.
Un’altra anomalia risulta essere legata alle condizioni dell’automobile. Visibilmente troppo pulita per essere rimasta esposta alle intemperie e in un luogo impervio come quello in cui è stata rinvenuta. Inoltre, è difficile credere – proprio in considerazione delle caratteristiche del posto e della vegetazione – che non sia stata in qualche modo attaccata dall’attività degli animali.
Il sedile e lo specchietto retrovisore
La posizione del sedile, quella dello schienale e lo specchietto retrovisore devono essere adattate alle misure antropometriche del driver. Pertanto, la loro collocazione potrà dare informazioni importanti a chi indaga su chi ha guidato per ultimo la Fiat Palio.
In altri termini, ciascun guidatore necessita di adattare gli strumenti in parola alle proprie conformazioni fisiche per essere in grado di guidare. Anche in rapporto alla pedaliera. Di conseguenza, una delle attività che sarebbe utile svolgessero gli investigatori sarebbe quella di simulare la guida di una persona con le caratteristiche antropometriche della signora Cipriani. Per capire anzitutto se la sua auto è arrivata lì con lei al volante oppure se alla guida c’era qualcun altro. In quest’ultimo caso gli investigatori potrebbero già effettuare un identikit del possibile soggetto coinvolto nella scomparsa di Silvia Cipriani. Ovviamente, insieme a questo tipo di attività meramente descrittiva, fondamentali saranno i risultati che usciranno dal laboratorio. Vale a dire le impronte papillari riscontrate dalla scientifica all’interno della Fiat Palio e la loro relativa attribuibilità. Sempre non trascurando le ipotesi che chi potrebbe aver guidato quella macchina possa averlo fatto indossando quanto meno i guanti. Importanti, ma secondarie rispetto a quelle indicate, saranno le informazioni che arriveranno circa l’apertura o meno della portiera. Al momento le indiscrezioni sembrerebbero confermare nel senso di finestrini e portiere chiuse, ma l'auto non sarebbe stata comunque chiusa a chiave. In attesa di conferme, il rinvenimento di borsetta e scarpa avvalorano la più terribile delle piste: quella omicidiaria.
Il luogo del rinvenimento del corpo e dei resti di Silvia Cipriani
Quella che ormai è qualificabile come scena del crimine non è affatto casuale. Al contrario, quella boscaglia appare un luogo accuratamente selezionato per occultare il corpo della Cipriani e consequenzialmente per ritardarne quanto più possibile il rinvenimento. Si tratta infatti di una zona ampiamente coperta dalla vegetazione. Una zona che avrebbe reso un’impresa titanica, per non dire impossibile, il ritrovamento di quei reperti attraverso un’attività di ricerca ad opera dei droni. Proprio per la fitta vegetazione che quasi azzera la visuale anche dall’alto. Se non vi fosse stata quella segnalazione casuale l’auto sarebbe rimasta verosimilmente nascosta per mesi.
La borsa e il cellulare dove sono finiti?
Il copione delle scomparse sembra essere sempre il medesimo. Come Liliana Resinovich anche Silvia è scomparsa senza soldi e senza cellulare.
Una circostanza che, unitamente al luogo del rinvenimento dell’auto, dedito esclusivamente alla ricerca di funghi, induce a fare considerazioni incontrovertibili. La prima è che nessuno si sarebbe diretto in un posto come quello senza portarsi dietro quanto meno il telefonino. Possiamo però ipotizzare che il giorno della scomparsa Silvia sia uscita con una persona che conosceva bene e di conseguenza non abbia percepito la necessità di portarlo con sé. Un’ipotesi che, invero, lascia il tempo che trova se valutata unitamente al fatto che la donna è uscita con la borsa, ma senza soldi. Nella borsa di una donna non mancano mai portafogli e cellulare. In quella della Cipriani mancavano entrambi. Quindi a che cosa le sarebbe servito uscire con la borsa quel giorno?
A corredare di sfondi noir il giallo concorre il rinvenimento della scarpa, della borsa e alcuni brandelli di vestiti. E poi dei resti ossei. Per richiamare alla memoria altri delitti, sembra il copione del delitto di Laura Ziliani. In quel caso, le figlie avevano disperso come pollicino gli indumenti e poi avevano fatto ritrovare il cadavere maldestramente occultato. Considerato che l’ex postina non aveva figli, chi può averle fatto del male?