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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, l’ex segretario di Giovanni Paolo II attacca Pietro: “Accuse farneticanti e criminali”

Il cardinale Stanislao Dziwisz ha replicato alle affermazioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi: “Criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale”.
A cura di Enrico Tata
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Il cardinale Stanislao Dziwisz ha replicato alle affermazioni di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, in merito a papa Giovanni Paolo II. Per il porporato polacco, si tratta di "ignobili insinuazioni", "accuse farneticanti, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali".

In una nota il cardinale ha dichiarato che queste insinuazioni sono "accuse farneticanti" e sono scaturite "da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità".

Per Dziwisz "un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale. Va da sé che il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia (cosa che merita tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza). Cosi' come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi".

Il cardinale, che è stato segretario particolare di papa Giovanni Paolo II, ha dichiarato che "fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l'Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c'è più, ma che dall'alto veglia e intercede".

Sulle parole pronunciate da Orlandi si è espresso anche il direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, che in un editoriale pubblicato su L'Osservatore Romano si esprime così: "Pensate che cosa sarebbe accaduto se qualcuno fosse andato in televisione ad affermare, sulla base di un ‘sentito dire' proveniente da una fonte anonima e senza lo straccio di un riscontro o testimonianza anche soltanto di terza mano, che vostro padre o vostro nonno di notte usciva di casa e insieme a qualche ‘compagno di merende' andava in giro a molestare ragazze minorenni. E immaginate che cosa sarebbe successo se il vostro parente, ormai defunto, fosse universalmente conosciuto e da tutti stimato, a motivo di qualche importante ruolo ricoperto. Non avremmo forse letto commenti ed editoriali indignati per il modo inqualificabile con cui è stata lesa la buona fama di questo grande uomo, amato da tanti? E' accaduto davvero, purtroppo, con San Giovanni Paolo II".

Secondo Tornielli non ci sono prove né indizi: "Una follia. E non lo diciamo perché Karol Wojtyla è santo o perché è stato papa. Anche se questo massacro mediatico intristisce e sgomenta ferendo il cuore di milioni di credenti e non credenti, la diffamazione va denunciata perché è indegno di un Paese civile trattare in questo modo qualunque persona, viva o morta, che sia chierico o laico, papa, metalmeccanico o giovane disoccupato. È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei ‘si dice' di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta Tv".

Nel corso della trasmissione Di Martedì, condotta da Giovanni Floris su La7, Orlandi aveva parlato nuovamente dei nastri registrati dal giornalista Alessandro Ambrosini che contengono una dichiarazione resa da un uomo vicino alla banda della Magliana:

"Wojtyla pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so tutte caz*ate".

Orlandi ha risposto oggi alle accuse con una nota in cui afferma di non aver accusato nessuno nel corso dell'incontro con il Promotore di Giustizia Vaticano Alessandro Diddi, ma chiede però che le indagini vengano svolte a 360 gradi e "senza condizionamenti di sorta".

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