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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, l’ex pm Capaldo e la trattativa con il Vaticano: “Sanno cosa è successo a Emanuela””

Giancarlo Capaldo, l’ex pm che si è occupato del caso Orlandi dal 2008 al 2015, ripercorre le tappe più importanti che hanno creato un mistero lungo 40 anni. “In Vaticano c’è ancora chi sa la verità”.
A cura di Simona Berterame
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Giancarlo Capaldo è stato procuratore aggiunto di Roma all’epoca dell’ultima inchiesta su Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983 esattamente 40 anni fa. Un'inchiesta andata avanti dal 2008 al 2015 e conclusa poi con un'archiviazione su richieste dall'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone, e ora presidente del Tribunale vaticano, e dai sostituti Ilaria Calò e Simona Maisto. Capaldo si oppose più volte ma senza alcun esito. Oggi le indagini sono state aperte per la prima volta dal Vaticano e successivamente anche dalla Procura di Roma.

L'incontro con gli emissari del Vaticano

L'ex pm ha recentemente parlato di un incontro che avrebbe avuto con alcuni emissari del Vaticano (Domenico Giani e Costanzo Alessandrini) per discutere della tomba di De Pedis. All'epoca infatti avevano fatto molto scalpore le dichiarazioni dell'amante di ‘Renatino', il famoso boss della Magliana. La donna aveva infatti rivelato che il suo corpo si trovava all'interno del sepolcro nella chiesa di Santa Apollinare a Roma.  "C'era fermento in quel periodo per le rivelazioni della Minardi – racconta l'uomo –  perciò Giani e Alessandrini mi chiesero di spostare la tomba di De Pedis in un altro luogo". Capaldo chiede quindi ai suoi interlocutori in cambio un aiuto nella ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. "Nello specifico volevo un aiuto per ritrovare il corpo della ragazza – continua l'ex pm – e quando feci questa richiesta i due emissari non si scomposero e riuscii a strappare quindi un sorta di accordo a collaborare". Questo presunto incontro è stato raccontato a più riprese dal dottor Capaldo, ma il Vaticano ha sempre negato che sia avvenuto.

Volevano rapire proprio Emanuela

Capaldo, dal canto suo, non crede possa essersi trattato di uno scambio di persona o di un rapimento del tutto casuale. "Volevano prendere proprio lei" afferma con convinzione. Una tesi che spiega nel suo ultimo libro La ragazza che sapeva troppo, scritto insieme al giornalista Ferruccio Pinotti, in uscita il 27 giugno per Solferino. Il volume cerca di ripercorrere i 40 anni di indagini che si sono svolte nel nostro Paese,  sottolineando inoltre come ci siano molti depistaggi nel corso del tempo che hanno allontanato la verità.

Le indagini a 40 anni dalla scomparsa

A gennaio il tribunale Vaticano, guidato dal procuratore Alessandro Diddi, ha annunciato per la prima volta l'apertura delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Alcuni mesi dopo anche la Procura di Roma ha deciso di indagare (per la terza volta) su uno dei cold case più famosi in Italia. Non conosciamo ancora gli eventuali sviluppi di questa indagine congiunta, l'unico elemento noto è la convocazione di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, in Vaticano. L'uomo è stato ascoltato per 8 ore. Nel frattempo continua ad essere rinviata la discussione per la Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. La decisione e l'eventuale voto degli emendamenti presentati è slittato di una settimana.

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