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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, il voto finale per la commissione d’inchiesta previsto per martedì 10 ottobre

Previsto per martedì prossimo, 10 ottobre, il voto finale per la costituzione della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
A cura di Beatrice Tominic
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Dopo tre mesi di silenzio, si torna finalmente a parlare della Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta per i casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Ci eravamo lasciati lo scorso 27 giugno 2023, con un primo voto unanime dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Adesso, come ha fatto sapere lo stesso Pietro Orlandi sul suo profilo Facebook, il prossimo appuntamento è per il voto finale martedì 10 ottobre, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo e come riferito in Aula dal presidente di turno Mariolina Castellone. Si tratta dell'ultimo passo formale prima dell'istituzione della commissione, che sarà formata da 20 deputati e 20 senatori.

La commissione di inchiesta: l'okay della Camera

Il voto finale arriva a quasi sette mesi dalla prima approvazione della Camera dei Deputati dove, con voto unanime, era stata approvata la proposta di legge che istituisce la commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta. L'esito del primo voto era stato comunicato in aula davanti alle famiglie, presenti, delle due ragazze scomparse a poco più di un mese di distanza: il 7 maggio del 1983 Gregori e il 22 giugno dello stesso anno Orlandi.

"Confidiamo in una risoluzione veloce", aveva dichiarato a Fanpage.it l'avvocata Sgrò, da anni legale della famiglia Orlandi. Ma così non è stato. Prima di arrivare a questo voto finale della Camera, la discussione è stata rimandata più volte tanto che, secondo alcuni, non si escluderebbero pressioni da parte del Vaticano. "Andrebbero richiesti alla presidenza del Consiglio i motivi dell'approfondimento – ha dichiarato, aggiungendo – Forse l'ha chiesto il Vaticano", aveva ipotizzato il primo firmatario Roberto Morassut, Partito Democratico. "Speriamo si tratti di una questione procedurale – aveva risposto l'avvocata Sgrò a Fanpage.it – Siamo un Paese laico e indipendente, sarebbe un fatto gravissimo".

La discussione in Senato

Nonostante questo ostacolo, il voto alla Camera c'è stato. Ma non in Senato, nonostante la speranza fosse quella di arrivare a costituire la commissione prima dell'estate. Come si era già provato a fare con quella alla Camera, la discussione in Senato è stata più volte rimandata. Fin dall'inizio la discussione in Senato è stata prorogata. Prima di una settimana, soprattutto dopo la riscoperta alcuni audio, inediti fino allo scorso dicembre, in cui c'erano riferimenti a papa Giovanni Paolo II. E poi fino ad arrivare ad oggi.

"Sarebbe un incredibile autogol del Parlamento se saltasse la commissione", ha commentato a suo tempo Morassut. L'ultima parola spetta al Senato, martedì prossimo.

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