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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, il giallo sul passaporto per Londra: “De Pedis me ne chiese uno falso per Emanuela”

“Enrico De Pedis mi chiese un passaporto per far trasferire a Londra Emanuela Orlandi”: torna a parlare il ladro gentiluomo, Vincenzo Pipino. La sua testimonianza potrebbe avvalorare la cosiddetta pista di Londra.
A cura di Beatrice Tominic
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Cosa lega Emanuela Orlandi ad uno dei ladri più famosi del veneto? Lo ha spiegato lui stesso, Vincenzo Pipino, conosciuto come il "ladro gentiluomo" perché non era solito utilizzare le armi, neppure un taglierino. "Un giorno mi ha chiamato Enrico De Pedis, il capo della banda della Magliana. Mi chiese di procurargli un passaporto falso. Solo in seguito ho scoperto che serviva per il trasferimento di Emanuela Orlandi a Londra". Un ulteriore indizio sulla pista inglese, di cui è fermamente convinto Pietro Orlandi, il fratello della quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983 o l'ennesimo depistaggio ad opera di mitomani?

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De Pedis e la richiesta del passaporto falso per Emanuela Orlandi

"Mi chiamò e mi disse che gli serviva subito un passaporto per una giovane, di Venezia. Soltanto tempo dopo scoprii che sarebbe servito per far trasferire Emanuela Orlandi". A parlare è Vincenzo Pipino, autore di migliaia di furti, conosciuto come "ladro gentiluomo" perché non era solito utilizzare armi durante i suoi colpi. Nei decenni ha trafugato lingotti d'oro, gioielli e pietre preziose, persino opere d'arte, senza utilizzare neppure un taglierino.

Con la sua testimonianza, potrebbe avvalorare sia la cosiddetta pista inglese che il coinvolgimento nel rapimento di Emanuela Orlandi di Enrico De Pedis, già confermato da uno dei soci di Renatino in un audio.

Il racconto: "Mi ha chiamato, lo voleva subito"

È sul finire degli anni Settanta che, come riporta il settimanale Giallo, ha conosciuto Renatino, al secolo Enrico De Pedis, a capo della Banda della Magliaia, massimo gruppo criminale della capitale di quegli anni. Contattato tramite la compagna di Renatino, Sabrina Minardi, che in passato si è più volte espressa sulla scomparsa della quindicenne e che è stata una delle prime a parlare di un viaggio dopo la sua scomparsa, è stato incaricato di trovargli un documento nel minor tempo possibile. Ma a cosa doveva servire? "Doveva essere di una ragazza di Venezia. Soltanto tempo dopo ho scoperto che serviva per far spostare Emanuela Orlandi". E l'ipotesi che possa essere stato utilizzato per farla arrivare a Londra non sembra così inverosimile.

Emanuela Orlandi che indossa una delle collanine in plastica (come quella gialla e rossa trovata in Inghilterra) e l'ostello dei frati Scalabriniani dove avrebbe alloggiato.
Emanuela Orlandi che indossa una delle collanine in plastica (come quella gialla e rossa trovata in Inghilterra) e l'ostello dei frati Scalabriniani dove avrebbe alloggiato.

La destinazione del viaggio era Londra

Una storia di cui Pipino aveva già parlato più di dieci anni fa. "Il passaporto doveva riportare il nome di Emanuela Orlandi e la sua foto, ma doveva risultare essere di Venezia – si legge in un articolo del 2012 de Il Mattino – Con lei, infatti, sarebbe espatriata un'altra ragazza, veneta. Il viaggio doveva risultare con partenza da Venezia. La destinazione, invece, sarebbe stata Londra". Un dettaglio che, visti gli sviluppi sulle indagini degli ultimi anni, assume un altro genere di importanza. È proprio la capitale inglese, infatti, che secondo la pista considerata fra le più accreditate da parte del fratello di Emanuela, avrebbe ospitato la ragazzina, in un convento dei padri Scalabriniani.

La città di Londra sembra tornare di nuovo fra le ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: che si tratti di una coincidenza o un caso, non spetta a noi dirlo. Nel frattempo non si arresta il lavoro della commissione bicamerale d'inchiesta: ora spetta ai membri della commissione, senatori e deputati, scegliere se convocare o meno Pipino per verificare la sua testimonianza e quello che potrebbe rivelarsi un dettaglio fondamentale nelle indagini.

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