Caso Orlandi, il fratello Pietro: “Pronto a fare i nomi di chi ha detto quelle cose su papa Wojtyła”
Si dice pronto a fare i nomi di chi ha accusato papa Giovanni Paolo II, Pietro Orlandi. Nel corso di un intervento a Di Martedì, il programma condotto su La7 da Giovanni Floris, il fratello di Emanuela Orlandi è tornato sulle parole shock pronunciate nella stessa trasmissione la settimana scorsa, subito dopo il colloquio di otto ore con Alessandro Diddi, il promotore di giustizia vaticano incaricato di indagare sulla scomparsa della ragazza.
Orlandi aveva detto: "Mi dicono che il Papa ogni tanto usciva di sera e andava in giro con due suoi amici polacchi, qualcuno mi dice non andava certo a benedire delle case".
Nel corso del Regina Coeli di domenica anche papa Francesco ha affrontato l'argomento: "Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate".
Per Orlandi, tuttavia, non erano parole rivolte a lui: "Non credo che il Papa si riferisse a me, ma al nastro in cui Marcello Neroni accusa e offende papa Giovanni Paolo II. Io ho parlato di quel nastro, di cui avevo parlato un'ora prima a Diddi. Quando ho sentito i giornali accusarmi di non avere fatto i nomi, mi ha colpito. Loro volevano sapere chi era la persona che mi avesse detto che la sera Giovanni Paolo II usciva di nascosto dal Vaticano. Io sono disponibilissimo a chiarire questa situazione e a fare i nomi di queste persone. È una situazione che non riguarda l'inchiesta su Emanuela e per questo non ne avevo parlato, ma sono disponibile e mi possono chiamare quando vogliono per chiarire quella situazione".
Orlandi si riferisce al nastro registrato dal giornalista Alessandro Ambrosini in cui Marcello Neroni, ex membro della Banda della Magliana, tira in ballo papa Wojtila:
"Wojtyla (audio incomprensibile) pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so tutte caz*ate".
Il colloquio con Diddi, ha spiegato ancora Orlandi a Di Martedì, "non mi è pesato assolutamente, ho avuto occasione di raccontare quello che avrei raccontare da molto tempo. Per questo sono stupito quando ho letto che non avremmo fatto i nomi. Ho fatto 28 nomi tra le persone che potrebbero essere a conoscenza di alcuni fatti, ho fatto i nomi delle persone che si scambiavano in chat informazioni legate ad Emanuela, chiedendo che vengano ascoltate quanto prima. Ho visto da parte di Diddi la massima disponibilità ad ascoltare, anche quando abbiamo ascoltato quell'audio di Marcello Neroni. Quell'audio è una prova durissima anche per me, su quelle parti con il beep".
Nei giorni scorsi Pietro Orlandi è stato accusato di non aver fatto nomi in merito alle accuse su papa Wojtila e anche oggi il cardinale Pietro Parolin ha dichiarato all'agenzia Ansa: "Siamo molto sorpresi che non vi sia stata collaborazione perché questo avevano chiesto: allora perché adesso tirarsi indietro in maniera così brusca? Il nostro intento è quello di arrivare veramente a chiarire".