Caso Orlandi, il cugino di Emanuela ascoltato in commissione: “Ha seguito qualcuno di cui si fidava”
Continuano le audizioni da parte della commissione bicamerale d'inchiesta sul caso di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Dopo i familiari più stretti della quindicenne, chiamati a rispondere alle domande dei membri della commissione, lo scorso giovedì, i cugini degli Orlandi, figli dello zio, Mario Meneguzzi che, a più riprese, è finito fra le pagine di cronaca, prima per l'impegno nella ricerca della nipote poi per un presunto coinvolgimento nella scomparsa della quindicenne.
"Mia cugina non si sarebbe mai allontanata con uno sconosciuto – ha sottolineato, come hanno già fatto altri prima di lui, Pietro Meneguzzi in sede di audizione – Non ho elementi oggettivi per dirlo. Ma sono certo che se è andata via con qualcuno, si trattava di qualcuno di cui si fidava moltissimo". E, sviscerando ipotesi, ha aggiunto: "Totalmente irrealistica l'ipotesi di allontanamento volontario".
L'audizione del cugino di Emanuela Orlandi
Tra le tante piste emerse in questi quasi quarantuno anni, Meneguzzi ha condiviso la sua: "Nessuna trama internazionale – ha ipotizzato – Ma non capisco perché gli Orlandi escludano l'adescamento a fini sessuali. Sicuramente c'è qualcosa ancora da scoprire, voi potete farlo".
Poi ha ripercorso i momenti successivi alla scomparsa, dalle prime ore fino all'arrivo dei servizi segreti. "L'agente Giulio Gangi si è presentato in Vaticano. Io lo conoscevo per il mio lavoro alla Camera, mi aveva sentito parlare di Emanuela. Ma non è vero che conosceva mia sorella Monica, aveva solo 15 anni, molti meno di lui, si deve essere confuso", ha spiegato riferendosi al primo agente del Sisde che ha seguito il caso. Secondo alcune testimonianze sarebbe stato amico della sorella di Meneguzzi. Gangi, però, non potrà mai essere chiamato a testimoniare: è morto nel 2022.
Gli altri cugini di Emanuela Orlandi, Monica e Giorgio Meneguzzi
Chiamata a parlare anche gli altri due fratelli di Pietro Menguzzi, Monica che, però, ha chiesto di secretare la sua audizione, e Giorgio, che all'epoca dei fatti aveva 20 anni, stava per sposarsi e si preparava ad un concorso professionale.
"Mi ha creato imbarazzo, ma hanno indagato nella nostra famiglia – ha detto – Per 41 anni, però, non sono mai ascoltato da nessuno. Fino a questo febbraio, quando mi hanno chiamato in Procura e sono stato interrogato". Dopo questa parole, la commissione ha deciso di secretare anche il suo intervento, per fare in modo che non si sovrapponesse con le indagini.
La pista dello zio Mario Meneguzzi: dalle lettere alle indagini
Mario Meneguzzi, il padre dei tre fratelli, ha fin da subito aiutato a rintracciare la nipote, ha tenuto contatti con linee telefoniche e l'avvocato Egidio. Da sempre vicino al padre Ercole Orlandi, nell'ultimo anno è tornato al centro delle cronache dopo che sono state presentate alcune lettere che lo vedrebbero coinvolto nella sparizione di Emanuela. E mentre lo scorso luglio si è fatta strada nuovamente la cosiddetta "pista familiare", sono spuntate nuove accuse nei confronti dello zio che avrebbe molestato la sorella di Emanuela, Natalina: "Avences verbali, nessuno stupro", è stata costretta immediatamente a chiarire lei.
Ad avvalorare la pista sullo zio sarebbe stata la consegna di alcune carte consegnate dalla procura Vaticana alla giustizia italiana. "Perché non cercano quei quattro cardinali pedofili, invece?", è stata a suo tempo la risposta di Pietro Orlandi. La questione, sebbene un identikit abbia talvolta aperto nuove ipotesi, sembra essersi chiusa in breve tempo: "Abbiamo indagato immediatamente sullo zio – ha dichiarato uno degli agenti – Ma è risultato estraneo da subito".