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Caso morte Hassan Sharaf e detenuti pestati al Mammagialla: assolti procuratore e pubblico ministero

Il procuratore Paolo Auriemma e la pubblico ministero Eliana Dolce erano accusati di rifiuto e omissione di atti d’ufficio nel caso del pestaggio di alcuni detenuti al Mammagialla di Viterbo.
A cura di Natascia Grbic
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Hassan Sharaf
Hassan Sharaf

Sono stati assolti con formula piena il procuratore capo Paolo Auriemma e la pubblico ministero Eliana Dolce accusati di rifiuto e omissione di atti d'ufficio nel caso del pestaggio di alcuni detenuti al Mammagialla di Viterbo. Tra questi anche Hassan Sharaf, morto suicida dopo essersi impiccato nella sua cella d'isolamento dopo essere stato brutalmente schiaffeggiato da un agente. Erano indagati per l'accusa di non aver aperto un procedimento penale nei confronti di agenti della polizia penitenziaria che si sarebbero resi responsabili dei pestaggi di alcuni detenuti. A denunciare le violenze, diversi detenuti, tra cui anche Sharaf, e un esposto presentato l'8 giugno 2018 dal garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia.

Il giovane, per il cui decesso sono indagati l'ex direttore del carcere Mammagialla, due medici dell'ospedale e tre agenti della polizia penitenziaria, è morto sei giorni dopo essersi impiccato.

Hassan Sharaf è morto il 30 luglio 2018 all'ospedale Belcolle di Viterbo. Vi era arrivato in condizioni disperate dopo essersi impiccato nella sua cella d'isolamento. Poco prima era stato colpito da un agente con uno schiaffo talmente forte da fargli sbattere la testa contro il muro. Il 21enne, che era stato arrestato perché trovato in possesso di dieci grammi di hashish, sarebbe uscito dal carcere un mese dopo. Persona psicologicamente molto fragile, aveva chiesto aiuto varie volte agli agenti, che per tutta risposta lo hanno invece picchiato duramente. Nelle settimane precedenti, insieme ad altri detenuti, aveva denunciato le condizioni non dignitose in cui era costretto a vivere, e altre violenze ricevute nel periodo di detenzione. Inizialmente la procura di Viterbo aveva chiesto l'archiviazione, non ravvisando nessun reato. Motivo per il quale la procura generale ha chiesto e ottenuto l'avocazione del caso, ritenendo che vi siano responsabilità per la morte del ragazzo.

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