Caso Hasib Omerovic, il poliziotto accusato di tortura nega tutto: “Mai legato né picchiato”
Ha negato tutte le accuse Andrea Pellegrini, l'agente che deve rispondere del reato di tortura nei confronti di Hasib Omerovic, il ragazzo caduto dalla finestra a Primavalle, Roma, lo scorso 25 luglio. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, il poliziotto ha detto di non aver né picchiato né legato a Omerovic. In più ha affermato che il poliziotto più vicino ad Omerovic nel momento in cui è caduto era proprio Fabrizio Ferrari, cioè l'agente che ha collaborato con i pm.
"Se l'avessi dovuto legare, avrei usato le manette"
Stando a quanto riportano i legali del poliziotto, gli avvocati Eugenio Pini e Remo Pannain, il loro assistito ha negato ogni forma di violenza nei confronti di Omerovic. "Ha fermamente negato tutte le azioni che gli sono state contestate, ovvero di non aver mai tirato schiaffi o urlato contro Hasib e anche dopo le domande poste a chiarimento delle sue dichiarazioni ha precisato una cosa ovvia e logica: ‘se io lo dovevo legare il ragazzo non avrei usato il fil di ferro, ma lo avrei ammanettato'", hanno spiegato gli avvocati.
La ricostruzione dei pm: minacce e schiaffi a Omerovic
Andrea Pellegrini si trova agli arresti domiciliari dopo la richiesta al gip da parte dei pm. Secondo le ricostruzioni della procura, Omerovic sarebbe stato vittima di violenze da parte del poliziotto per quindici minuti. Quel giorno di luglio l'agente sarebbe arrivato a casa di Omerovic dopo aver letto una segnalazione pubblicata in un gruppo Facebook del quartiere. Avrebbe minacciato e schiaffeggiato Hasib e poi lo avrebbe fatto sedere su una sedia al centro della stanza. Una volta costretto in quella posizione, lo avrebbe bloccato con del filo di ferro. E poi insulti, percosse e minacce con un coltello da cucina. "Se rifai quella cosa, te lo ficco nel culo", avrebbe minacciato l'agente brandendo l'arma. Hasib si sarebbe buttato a quel punto dalla finestra perché gli sembrava la sua unica via di fuga.