CasaPound, per il giudice gli occupanti condannati “possono permettersi un’abitazione”
È il 17 dicembre del 2003 quando un gruppo di militanti di estrema destra occupa un palazzo sfitto di in via Napoleone III, tra la Stazione Termini e Piazza Vittorio. Da "centro sociale di destra" e "occupazione non conforme", CasaPound negli anni successivi cresce affermandosi come il più importante movimento politico di estrema destra in Italia.
Il tema dello sgombero di via Napoleone III però, negli ultimi anni non fa dormire sonni tranquilli agli occupanti. Soprattutto dopo la sentenza di un giudice che ne chiede la restituzione all'interesse generale e che ha portato alla condanna di 10 militanti dell'associazione. CasaPound ha sempre parlato di "famiglie italiane in emergenza abitativa", al contrario chi vi abita non avrebbe particolari difficoltà.
"La verifica della situazione economico patrimoniale degli occupanti l’immobile effettuata dalla Guardia di finanza al contrario, attesta lo svolgimento di attività lavorativa e la percezione dei redditi da parte degli stessi. – si legge nel dispositivo del tribunale – Trattasi pertanto di stabile occupazione di un immobile, trasformato dagli odierni imputati in abituale residenza senza che la finalità abitativa possa peraltro ritenersi prevalente rispetto a quella di militanza politica".
La sentenza fa anche i conti del danno erariale che l'occupazione avrebbe provocato: "Deve inoltre tenersi conto che è stato precluso il percepimento dell’indennità che l’Agenzia del Demanio quale proprietaria avrebbe potuto chiedere attraverso la definizione di canoni di locazione il cui ammontare è stato stimato di importo complessivo per il periodo 12/12/2003- 31/5 /2019, pari ad euro 4milioni 656mila 952". Se i dirigenti pubblici sono stati sollevati dalle accuse di responsabilità per gli ammanchi nelle casse dello stato, il processo penale nei confronti degli occupanti rimane in piedi, mentre CasaPound si trova sempre nella lista degli sgomberi della prefettura. Anche se il tema della liberazione dell'immobile in modo coatto, o tramite una trattativa con gli occupanti, non sembra essere all'ordine del giorno in tempi brevi.