Carlo Calenda a Fanpage: “Il consiglio comunale di Roma è ostaggio dei sindacati di Ama e Atac”
Carlo Calenda è noto per non mandarla a dire. Piaccia o non piaccia, è come si dice "divisivo" e non l'ha mai nascosto. E anche nel caso della sua campagna elettorale per le prossime elezioni comunali a Roma sceglie di attaccare frontalmente, e questa volta il suo obiettivo sono i sindacati delle aziende municipalizzate Atac e Ama che, a suo giudizio, con il loro potere e i loro veti terrebbero in ostaggio il consiglio comunale impedendo cambiamenti essenziali per il futuro della città. Un'accusa pesante, non solo contro il sindacato, ma anche nei confronti di un'intera classe politica.
"Anche la classe politica di centrosinistra è stata dominata dai sindacati di Atac, Ama e dei vigili urbani – scandisce il leader di Azione ospite negli studi di Fanpage – Questa cosa va rotta, altrimenti sono loro che governano il consiglio comunale e non si riesce a fare nessuna riforma strutturale". "Virginia Raggi ha avuto un buon rapporto con i sindacati? E infatti non ha fatto niente! – aggiunge –Da ministro con i sindacati ho fatto 160 tavoli di crisi, sono stato quello più presente e questo è un dato di fatto. Con i sindacati bisogna ovviamente parlare, ma non si può essere subalterni". E conclude denunciando come i veti sindacali avrebbero immobilizzato i cambiamenti: "Se non immaginiamo un futuro per queste aziende, di cambiarle per farle diventare più forti, prima o poi salta tutto e questo bisogna spiegare ai sindacati con grande forza e determinazione, spiegando anche che il loro lavoro il lavoro di Atac e Ama è servire i cittadini non servire i sindacati".
Per Ama e Atac Calenda propone una nuova governance. Per la municipalizzata dei rifiuti prevede l'ingresso all'interno di Acea: "Come tutte le multi utility del Nord deve avere lo spazzamento, ma deve avere anche gli impianti. Deve avere una governance di natura privatistica, anche se Acea è posseduta a maggioranza dal comune. Se Ama è così collegata al comune finisce che controlla il consiglio comunale. Basta vedere che è successo con Marino quando ha provato a mettere i gps per controllare i movimenti dei mezzi". Per quanto riguarda il trasporto pubblico invece il programma di Calenda prevede la nascita di una nuova azienda di carattere metropolitano/regionale, che tenga insieme il sistema del trasporto regionale su gomma (Cotral) e le ferrovie urbane, le metropolitane e il trasporto su gomma di Atac che, da parte sua, dovrebbe tendere a mettere a gara il servizio di trasporto su gomma come già accade per le linee di periferia. L'ex ministro lancia poi un allarme: "Intanto però ci sono cose urgentissime come la revisione delle metropolitane: i soldi ci sono, anche per l'acquisto di nuovi convogli, se non viene fatta la revisione però rischiamo il blocco generalizzato".
Cosa pensa invece Calenda dello scontro sul tema rifiuti tra Roma Capitale e Regione Lazio? "Il rimpallo di responsabilità tra Raggi e Zingaretti sulla discarica e il piano rifiuti fa capire che, prima di parlare di poteri speciali per Roma, la Regione può e deve e dovrebbe delegare una serie di competenze. Una cosa che può fare con una legge ordinaria. Si parla tanto di riforma costituzionale, di Roma che diventa una regione, ma intanto una serie di poteri si possono già delegare e se non avviene è solo per una questione di potere"
Per ora il candidato sindaco Calenda ha pubblicato il programma su tre punti (verde, trasporti, rifiuti), mentre continua il suo tour di incontri nei quartieri. Un impegno a tempo pieno giocato direttamente dall'europarlamentare, a cui si aggiunge la campagna elettorale ormai entrata nel vivo con pubblicità sugli autobus, banchetti e le Ape Car sguinzagliate in giro per la città a distribuire materiale e volantini. Ma perché alla fine ha scelto di rimanere in campo anche senza l'appoggio del PD? Il diretto interessato spiega così il senso della sfida: "Quello che sta succedendo è che sembra che nessuno voglia governare Roma, come se fosse qualcosa di ingovernabile, di impossibile da gestire. E io non ci credo a questa cosa qua, quindi a un certo punto quando nessuno si candidava, io ho detto ‘beh qua c'è un lavoro da fare che è grosso, facciamolo'". "Io penso che quello che manca è la capacità gestionale, amministrativa di far accadere le cose. – aggiunge – Purtroppo in Italia, ed è la ragione per cui è nata Azione, la politica è molto rumore per nulla. La politica invece deve essere l'arte di governare, così quella di Roma è una sfida simbolica, non solo perché è la capitale, ma anche perché è considerata ingovernabile. Per questo ‘sul serio', non solo perché io faccio sul serio, ma che la campagna la stiamo facendo in modo serio andando in profondità con l'obiettivo di rinnovare la classe dirigente".
Calenda dice poi di non temere il richiamo del voto utile per mandare il candidato del PD e del centrosinistra al ballottaggio: "I romani sanno perfettamente che quel voto non è utile. Abbiamo sperimentato in questi 15 anni una classe dirigente di centrosinistra, di destra e dei 5 stelle che hanno affossato Roma. È poco rilevante che io dica che Raggi ha governato male, lo dicono i cittadini. Ma non è solo la Raggi: Alemanno è stato un disastro, quando c'era Marino il PD ha fatto opposizione a Marino su ogni provvedimento, dunque è un problema di classe dirigente che viene da lontano: perché puoi avere il sindaco migliore del mondo ma se la classe dirigente in consiglio comunale è la stessa di sempre non cambierai mai nulla". Un tema su cui insiste molto quello del rinnovamento della classe dirigente, ma come? "Ecco che cosa faremo: nei municipi candideremo le persone che insieme a noi hanno costruito il programma, già oltre 1.500 pagine che si trova sul sito calendasindaco.it, territorio per territorio. Di chi parliamo? Di rappresentanti di associazioni e di comitati di quartiere, e di cittadini che con competenza si sono occupati del territorio dove vivono come architetti, ingegneri ecc. In consiglio comunale invece candideremo chi ha già lavorato con qualità nei municipi. Un cursus honorum come dicevano gli antichi romani, per fare una carica più complicata devi aver affrontato già un compito più semplice con successo".