Carabiniere spara e uccide un intruso, la rabbia del figlio: “Colpito alle spalle, non lo meritava”
È il 20 settembre del 2020. All'alba scatta l'allarme all’interno di una palazzina adibita ad uffici in via Paolo Di Dono, zona Eur di Roma. Sul posto arrivano tre pattuglie dei carabinieri. Verso le 5 del mattino viene individuata la persona che si era introdotta nello stabile: si chiama Jamal Badawi, siriano di 56 anni. I due carabinieri Emanuele Marroccella e Lorenzo Antonio Grasso cercano di bloccare l'intruso che corre verso il cancello d'uscita. Marroccella prende la pistola e esplode due colpi, uno dei due colpisce Badawi che morirà poco dopo. Oggi il carabiniere deve rispondere in tribunale dell'accusa di eccesso colposo nell'uso delle armi.
Il video dello sparo
Il tutto viene documentato dall'occhio di una telecamera di videosorveglianza. Ma perché il video è così importante? O lo è almeno secondo gli avvocati Claudia Serafini e Michele Vincelli che seguono la famiglia Badawi. "Dal video si vede chiaramente che il Marroccella ha esploso i due colpi ad altezza uomo, con il braccio teso, nei confronti di un individuo che era in fuga, che non rappresentava alcun pericolo, che si trovava di spalle e a distanza e che, peraltro, non aveva alcuna possibilità di farla franca poiché, si vede anche dal video che c’erano già gli altri carabinieri posizionati all’esterno del cancello pronti ad intercettarlo. Va precisato che i colpi del Marroccella, essendo stati esplosi ad altezza uomo, avrebbero astrattamente potuto attingere anche i colleghi posizionati all’esterno del cancello, poiché quest’ultimo presentava delle fessure tra una sbarra ed un’altra, idonee a consentire l’attraversamento di proiettili". Da quelle immagini sarebbe evidente, secondo i due legali, che si è trattato di un omicidio volontario.
La dinamica
Molti punti di questa storia sono narrati in maniera diversa dalla difesa di Badawi e da quella del carabiniere autore dello sparo. Per i primi la vittima avrebbe urtato uno dei due carabinieri e avrebbe poi tentato di fuggire verso il cancello, ma sarebbe stato raggiunto da un colpo di pistola alle spalle. "Per noi si è trattato di omicidio volontario e di questo dovevamo discutere in aula – ci spiega l'avvocato Vincelli – dal filmato si evince chiaramente che Badawi stava scappando e era ormai lontano quando è stato raggiunto dal proiettile, non rappresentava un pericolo per nessuno". Gli avvocati del carabiniere Marroccella, Paolo Gallinelli e Lorenzo Rutolo, la vittima avrebbe invece prima aggredito il collega del suo assistito con un cacciavite. "Ha colpito il collega del mio assistito, c'è stata una vera colluttazione e l'arnese è stato poi trovato in mano al Badawi. Non c'è solo il video delle telecamere come prova. La consulenza balistica effettuata dal Ris dei carabinieri di Roma ha escluso che si sia trattato un colpo volontario".
Anche sul perché Badawi fosse lì quella notte, le parti espongono due versioni diverse. Per la difesa di Marroccella si è trattato senza dubbio di un tentativo di furto sventato dai carabinieri: "Sappiamo che il portiere ha chiamato le forze dell'ordine chiedendo di intervenire perché c'era un ladro all'interno dello stabile, non abbiamo elementi per credere che sia andata diversamente". Per la difesa di Badawi invece non sarebbe certo il motivo dell'intrusione dell'uomo all'interno dello stabile: "Non è stata trovata refurtiva" affermano.
Le parole del figlio
Il perché Badawi si fosse intrufolato lì non è in realtà oggetto del processo. Quello che si sta analizzando invece è chi era la vittima e per farlo sono stati ascoltati anche alcuni suoi familiari che oggi vivono in Svizzera. Qualche giorno fa in aula ha parlato il figlio Kaiser e quando gli chiediamo cosa si sente di dire sulla sorte toccata al padre ci risponde così: “Sono indignato per quello che è successo a mio padre, soprattutto perché è stato ucciso in modo brutale, alle spalle e da un carabiniere. Ho visto il video che riprende gli ultimi attimi di vita di mio padre. Il carabiniere gli spara a distanza, alle spalle e senza che mio padre avesse esercitato alcuna violenza. Quale legittima difesa? E’ un omicidio a tutti gli effetti. Il comportamento del carabiniere è ingiustificabile. Lo ha ucciso a bruciapelo. Voglio che sia fatta giustizia. Mio padre non meritava di morire così".