Caos pronto soccorso, a Roma si può attendere un’ambulanza fino a 3 ore: viaggio in un sistema al collasso

Lunghe attese nei pronto soccorso e ambulanze bloccate per ore anche con i pazienti a bordo: è questa la fotografia che arriva in questi giorni dagli ospedali della Capitale.
A cura di Simona Berterame
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Ambulanze bloccate al pronto soccorso dell'ospedale Casilino di Roma
Ambulanze bloccate al pronto soccorso dell'ospedale Casilino di Roma

In questi giorni si è parlato molto della disavventura di Vincenzo S., un turista caduto sulle scale mobili della stazione Termini di Roma e che ha atteso tre ore l'arrivo di un'ambulanza. Ma perché nella Capitale si aspetta così tanto un mezzo di soccorso? Per capirlo siamo andati nei pronto soccorso di alcuni ospedali della città.

I blocchi ambulanze

Fuori dal pronto soccorso dell'ospedale Casilino si notano subito, parcheggiate nel piazzale esterno, diverse ambulanze. "Siamo qui da stamattina – afferma uno degli autisti – dentro non hanno le barelle e quindi usano le nostre per tenere il paziente in pronto soccorso, finché non ce la ridanno siamo bloccati qui". Il fenomeno ce lo spiega Alessandro Saulini, Segretario NurSind ARES 118: "Abbiamo avuto picchi di 40 ambulanze bloccate contemporaneamente, è evidente che in una situazione del genere è insostenibile perché sono tutti mezzi tolti dal territorio". Incontriamo Giulio (nome di fantasia ndr.), autista Ares 118 da venti anni che accetta di raccontarci quello che sta accadendo purché protetto dall'anonimato: "Alcuni giorni fa all'ospedale Pertini sono rimasto bloccato cinque ore perché il paziente era sulla nostra lettiga – ci racconta Giulio – lavoriamo con parecchia frustrazione noi autisti e gli infermieri, sia per i blocchi quotidiani ma anche per i mezzi fatiscenti che siamo costretti a guidare".

Caos nei pronto soccorso

E se fuori si crea una fila di ambulanze, dentro la situazione non è migliore. Al pronto soccorso dell'ospedale di Tor Vergata non c'è più un posto libero, i pazienti vengono sistemati anche lungo i corridoi. Nella sala d'aspetto, da 24 ore, c'è una signora di mezza età affetta da leucemia. "Stanotte ho dormito su questa sedia – ammette rassegnata – poi dormito è un parolone con tutto il casino che c'era. Non c'è un'area libera dal covid e quindi non sanno dove mettermi e comunque ieri non c'era neanche una barella a disposizione".

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