Calenda dice no alle primarie per le prossime regionali nel Lazio: “Utili solo alle correnti del PD”
Con Carlo Calenda abbiamo parlato della scelta del prossimo Presidente della Repubblica, ma anche di Roma e delle prossime elezioni regionali nel Lazio. Da più parti sono state invocate le primarie per scegliere il candidato del centrosinistra al termine della stagione di governo di Nicola Zingaretti. Di primarie ha già parlato l'attuale vicepresidente Daniele Leodori, ufficiosamente in corsa, e il vicesegretario del partito a livello regionale, il zingarettiano Enzo Foschi ha già a risposto in maniera favorevole. Ma il leader di Azione non è per niente d'accordo: "Le primarie sono diventate uno strumento di confronto tra correnti del Partito Democratico, dove non è sempre il migliore che vince, o in altri casi come quello di Roma con la vittoria di Gualtieri sono primarie di cui si sa già l'esito. Quindi no, non credo che siano la strada giusta".
Le correnti, sempre le correnti, ancora le correnti, uno dei bersagli preferiti di Calenda. Sarà anche per questo che conferma quanto il nome di Alessio D'Amato, l'attuale assessore alla Sanità, che ha raggiunto una significativa popolarità con la gestione della pandemia, gli piaccia. Non è più un segreto la sua disponibilità a correre per la carica di governatore, ma non ha un buon rapporto con gli equilibrismi della politica, per usare un eufemismo. "Io ho una grande stima di Alessio D'Amato come persona, credo che abbia fatto un buon lavoro nel contenimento della Covid nel Lazio. E per noi viene sempre prima la qualità della persona rispetto ad altre considerazioni. È una figura su cui ci sentiremo di aprire un ragionamento con il centrosinistra, viceversa presenteremo un nostro candidato come abbiamo fatto a Roma".
Quale nome però? Quanto vale la lista Calenda senza Calenda? Se alle elezioni romane la formazione più votata è stata proprio quella che portava il nome di Carlo Calenda, con oltre il 20% dei consensi, è evidente che è un risultato che è arrivato grazie all'impegno e all' esposizione in prima persona dell'ex ministro, come è altrettanto evidente che non si potrà candidare in prima persona in ogni ruolo e a ogni elezione di ordine e grado. "Per questo stiamo facendo i congressi, io vorrei che la mia eredità fosse un partito che è un partito e non una persona. Una classe dirigente nuova e rinnovata. Stiamo andando 26mila iscritti paganti e 1000 amministratori locali", risponde il diretto interessato.
Infine cosa si sente di aver imparato dall'esperienza della campagna elettorale romana? "Che c'è una domanda molto forte per una politica che è profonda, pragmatica e deideologizzata. Questo non vuol dire non avere una posizione politica o delle idee, noi ad esempio ci chiamiamo Azione perché ci rifacciamo al Partito D'Azione e alla cultura politica liberalsocialista, ma he se ritieni che il termovalorizzatore sia necessario per chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma, non lo fai diventare una battaglia ideologica ma ne valuti solo l'utilità. Serietà, qualità del programma, profondità .c'è spazio per una proposta politica con queste caratteristiche se siamo diventati il primo partito a Roma, non è vero che siamo condannati a una politica ridotta a scontro tra fascisti e comunisti, traditori della patria e sovranisti, ma che siam qualcosa di più articolato". E il test regionale sarà importante per pesare radicamento e continuità del risultato romano per la lista organizzata da Calenda, e se abbia o meno ragione.