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Cade sul Terminillo e si infetta con il terribile batterio ‘mangiacarne’: allerta nel Lazio

Data la gravità e la rarità del batterio, mortale in un caso su cinque, la vicenda è stata segnalata immediatamente al ministero della Salute: “Il batterio mangiacarne vive in acque tropicali. Perché si trovava sul Terminillo? Mistero”.
A cura di Enrico Tata
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Nazareno Conti, 49 anni residente a Leonessa, è caduto in montagna sul Terminillo procurandosi un taglio al ginocchio sinistro. Una banale caduta, ma la ferita è stata infettata dal batterio ‘vibrio vulnificus', conosciuto come ‘batterio mangiacarne'. Un'infezione molto rara nelle nostre zone, che in un caso su cinque si rivela fatale. Dopo giorni di preoccupazione, adesso in signor Conti è fuori pericolo e in buone condizioni di salute.

Data la gravità e la rarità del batterio, però, il caso è stato segnalato immediatamente al ministero della Salute dalla clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Terni, che ha preso in cura il paziente fin dall'inizio.

Al Messaggero la dottoressa Cinzia Di Giuli ha ricordato che questo batterio vive normalmente in acque tropicali: "Il caso del Terminillo  è davvero raro  si avvicina quasi ad un mistero. Di cose se ne dicono tante ma trovare il batterio in alta montagna è molto strano, quasi impossibile", ha spiegato la dottoressa.

Secondo alcuni, la causa del contagio potrebbe essere dovuta ad escrementi di animali, oppure al caldo anomalo che potrebbe aver inciso sulla presenza del ‘mangiacarne' nelle nostre zone. Ipotesi, quest'ultima, smentita dal medico: "Da noi certamente no".

Casi del genere sono stati trattati, "ma non della gravità del signore di Rieti. Il batterio che lo ha contaminato è di una pericolosità estrema che porta anche alla morte in tempi brevi".

Si chiama ‘mangiacarne' perché questo batterio "in pratica si incunea nella carne che in poco tempo muore e diventa puzzolente. Da qui i numerosi interventi chirurgici a cui è stato sottoposto per liberare le fasce muscolari  e fare in modo che gli antibiotici potessero raggiungere il batterio e combatterlo".

Come detto, in un caso su cinque essere infettati da questo batterio porta alla morte. In altri casi, potrebbe invece essere necessario amputare l'arto infettato.

Al giornale locale RietiLife il signor Conti ha raccontato il suo calvario, iniziato lo scorso 20 agosto a causa della caduta: "È davvero pauroso, un inferno, anche se ora il batterio è debellato io non ce la faccio più, sono dimagrito 23 chili, sono stato in terapia intensiva e il virus ha lasciato anche strascichi nei tessuti che devono riassorbirsi".

Il batterio, ha continuato Conti, "è davvero pericoloso, non stiamo parlando di una malattia come un’altra. Voglio avvisare tutti di stare molto attenti perché basta davvero un taglietto, un piccolo graffio, e si finisce in un vero inferno. La mia fortuna è stata graffiarmi alla gamba e non più su, altrimenti avrei avuto 48 ore di vita".

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