Cade dal Ponte di Ariccia, ma la morte di Paolo è un mistero: “Dimesso da ospedale ubriaco e ferito”
"Aveva un trauma cranico, un tasso alcolemico di 1,53 nel sangue ed era in forte stato confusionale. Perché l'hanno dimesso dall'ospedale dopo nemmeno un'ora, senza fargli una tac? Non gli hanno tolto nemmeno l'ago cannula. Abbiamo ingoiato tanti, troppi bocconi amari, ma non ci fermiamo: la morte di mio figlio poteva essere evitata". È un fiume in piena Gino De Sanctis: suo figlio Paolo il 17 febbraio 2018 è stato trovato morto sotto il ponte di Ariccia. Un volo di sessanta metri, che non gli ha lasciato scampo. La Procura deve decidere adesso se archiviare (eventualmente per la terza volta) il caso sulla morte o procedere con il processo. Ma cosa è successo quella notte, come mai Paolo – un ragazzo sereno, amante della vita, pieno di amici – è precipitato dal ponte? La storia non è semplice e vale la pena fare un passo indietro.
Paolo De Sanctis era un ragazzo come tanti. E quel fine settimana di tre anni fa era uscito insieme alla sua comitiva di amici. Erano andati a bere in un pub, come tante altre sere. Poco dopo le 2 escono dal locale e si dirigono verso le rispettive macchine. Loro nell'auto davanti, lui dietro a seguirli, da solo. Arrivati alla rotonda all'altezza di via Sebastiano Silvestri, Paolo va a sbattere contro un palo. Un incidente gravissimo, con la macchina completamente distrutta che prende fuoco poco dopo lo schianto. Il 22enne fortunatamente è illeso: esce dalla macchina con le sue gambe e viene portato in codice giallo all'ospedale di Albano. Gli amici, che erano nel veicolo davanti al suo, sembrano essersi non resi conto di nulla, proseguendo la loro corsa.
Paolo arriva all'ospedale di Albano. Viene visitato dai medici, e gli viene riscontrato un trauma cranico e un tasso alcolemico di 1,53 litri nel sangue. Una persona che lo ha visto al pronto soccorso ha riferito di aver visto Paolo in forte stato confusionale, mentre pronunciava parole senza senso. Il giovane è stato dimesso a circa un'ora dal suo arrivo in ospedale. Ma, una volta che Paolo esce da quella porta, ciò che accade è avvolto nel mistero. Fino al tragico ritrovamento del suo corpo qualche ora dopo, sotto il ponte di Ariccia. "Secondo la consulenza del nostro medico di parte, il dottor Pierpaolo Verzili, Paolo non doveva essere dimesso dall'ospedale – dichiara a Fanpage.it l'avvocato Alessandro Zottola – Gli era stato riscontrato un trauma cranico e un tasso alcolemico altissimo nel sangue. Non solo non gli hanno fatto una tac, nonostante abbia preso una botta fortissima in testa durante l'incidente, ma lo hanno dimesso in quello stato senza nemmeno chiamare un familiare. Ciò che noi e il medico di parte riteniamo, è che Paolo avesse in corso un'emorragia cerebrale. Non aveva nessun motivo per suicidarsi, era uscito con gli amici, aveva programmi per il giorno dopo. Se i medici lo avessero trattenuto aspettando che si riprendesse, la sua morte si sarebbe potuta evitare".
Cosa è successo a Paolo? Ciò che la famiglia pensa, è che lo stato di shock in cui si trovava per l'incidente, unito al forte botto alla testa e all'alto tasso alcolico che aveva nel sangue, abbiano avuto un ruolo determinante nella sua morte. "Non possiamo sapere con esattezza cos'è successo – spiega Zottola – ciò che sappiamo, dato il parere del medico di parte, è che emorragia cerebrale e ubriachezza generano uno stato d'incoscienza. Per noi esiste un nesso tra l'incidente, l'ingresso in ospedale e la caduta". C'è poi un altro elemento che per la famiglia De Sanctis è rilevante: il 22enne è caduto in piedi, adagiandosi poi su un fianco. "Non ha sbattuto la testa, è come se camminasse. La ferita alla testa che aveva, se l'era fatta presumibilmente quando ha avuto l'incidente con l'auto", dichiara il legale. Paolo potrebbe aver pensato di non trovarsi su un ponte, potrebbe non aver intuito cosa stava accadendo. "Per noi vanno collegati tutti gli eventi – conclude Alessandro Zottola – A livello giudiziario ci sono state già due archiviazioni da parte della Procura di Velletri, poi il caso è stato avocato dalla Procura di Roma, un fatto rarissimo che ci aveva fatto ben sperare. Noi crediamo che si debba far luce su quanto accaduto. I periti nella loro relazione dicono che il ragazzo non doveva uscire dall'ospedale, che era in una situazione di shock, che i protocolli non erano stati rispettati, ma concludono dicendo che vista la caduta da sessanta metri la morte non poteva essere evitata. Come si può sostenere una cosa del genere?".