Cadaveri mutilati al cimitero di Prima Porta, i famigliari: “Ci hanno chiesto soldi, ci siamo fidati”
"Non ho capito all'inizio perché dovevo pagare, ma distrutto dal dolore mi sono affidato a loro". Oggi al Tribunale di Roma c'è stata l'udienza del processo ai dipendenti Ama e responsabili delle pompe funebri, imputati per i reati di vilipendio di cadavere e truffa, in occasione della quale sono stati ascoltati i famigliari dei defunti, chiamati a testimoniare. I dipendenti Ama e i responsabili delle pompe funebri approfittando della vulnerabilità dei famigliari dei defunti, che soffrivano per il loro caro scomparso, chiedevano soldi, con il pretesto che la prassi fosse quella da loro indicata.
In realtà i cadaveri, quando venivano rimossi dal loculi del cimitero romano di Prima Porta, erano ancora integri o comunque non avevano raggiunto la fase di mineralizzazione richiesta dalla normativa vigente per la procedura. Un defunto infatti si può estumulare e spostare nell'ossario, quando ne sono rimaste appunto solo le ossa. I corpi invece venivano smembrati, fatti a pezzi con degli arnesi, perché la procedura veniva fatta prima che fossero trascorsi 20 anni. Oltre ai cadaveri smembrati, decine di denunce segnalano cremazioni in realtà mai fatte e urne contenenti ceneri di defunti sparite.
I racconto dei famigliari dei defunti
"Mia suocera era appena morta, l’agenzia funebre mi propose di unire la salma a quella di suo marito. Mi dissero che avrebbero pensato a tutto loro: avrei dovuto solo pagare una piccola differenza", ha raccontato il testimone in Aula, come riporta Open.
A parlare oggi è stato anche il titolare di un’agenzia di pompe funebri, che ha raccontato di aver ricevuto a febbraio 2020 dal caposquadra di un gruppo di operai di Ama la proposta di spostare dei resti cadaverici nell'ossario, risparmiando così 200 euro. Un'offerta che ha rifiutato, perché appunto il corpo era ancora integro.
Ama si è costituita parte civile
Nella vicenda dei cadaveri mutilati Ama si è costituita parte civile nel processo e ha parlato di un gravissimo danno economico, diretto e indiretto, oltre che d’immagine, che gli imputati hanno arrecato alla società. "Si tratta di fatti raccapriccianti e di condotte di una gravità inaudita – ha dichiarato l'avvocato Giuseppe Di Noto, che assiste la municipalizzata – Chiediamo che i responsabili vengano puniti come meritano. Contiamo anche di dimostrare a processo la presenza di episodi corruttivi".