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Bronchiolite a Roma, almeno 6 bimbi in terapia intensiva e 30 ricoveri: i vaccini arrivati in ritardo

Continua l’ondata di bronchiolite a Roma e nel Lazio, almeno sei i piccoli in terapia intensiva. I vaccini sono arrivati in ritardo: l’ipotesi è che questo possa aver contribuito allo sviluppo dell’epidemia.
A cura di Beatrice Tominic
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Continua l'epidemia di bronchiolite che nelle ultime settimane sta colpendo i bimbi di Roma e della regione Lazio. I piccoli  che contraggono questa patologia sono sempre di più. In alcuni casi per i neonati interessati scatta il ricovero, nei casi più gravi anche la terapia intensiva: spesso, infatti, i piccoli richiedono un supporto respiratorio.

Il numero di bambini ricoverati più elevato, naturalmente, si onta al Bambino Gesù: nella giornata di ieri i piccoli ricoverati sono più di trenta. Ma nei reparti degli altri ospedali non mancano: almeno tre sono quelli che si trovano al San Camillo, mentre al Policlinico Gemelli se ne contano almeno quattro nel reparto di Pediatria, a cui se ne aggiungono due in Rianimazione.

La causa potrebbe essere da ricercare nel ritardo con cui sono arrivati i vaccini: nel primo anno in cui gli anticorpi monoclonali vengono somministrati in Italia, il Lazio resta fanalino di coda e, dopo due mesi dall'inizio della campagna vaccinale, i neonati coperti restano ancora troppo pochi.

Da cosa dipende l'epidemia di bronchiolite: i vaccini in ritardo a Roma e nel Lazio

Da cosa dipende un numero così elevato di ricoveri? A questa domanda ha già risposto a Fanpage.it il professor Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale all'ospedale pediatrico Bambino Gesù: "La situazione è quella di ogni anno, purtroppo: il virus di bronchiolite raggiunge il picco da dicembre a metà marzo, circa", ha spiegato. Come ha precisato, però, potrebbero aver giocato un ruolo anche gli anticorpi monoclonali, arrivati in ritardo nel Lazio. "In un'unica dose i piccoli sono protetti per cinque o sei mesi, quindi per tutta la durata della stagione in cui è atteso il picco epidemico – ha continuato, a proposito dei vaccini – Sarebbe meglio fosse somministrato nel mese di settembre, ma anche ad epidemia già iniziata resta una risorsa preziosissima".

Una risorsa così preziosa a cui, ad oggi, resta molto difficile accedere. Mentre nelle altre regioni la somministrazione dei vaccini continua in maniera spedita, nel Lazio molte famiglie sono ancora in attesa. Da settembre sono ormai passati tre mesi, circa due settimane dalle parole del governatore regionale Francesco Rocca che tranquillizzava sull'arrivo dei vaccini, eppure la situazione resta invariata e il farmaco risulta essere non disponibile. Un problema che rischia di protrarsi nel tempo visto che, secondo quanto riportato da Francesco Cognetti, coordinatore Foscc, Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani, per il Corriere della Sera, le dosi ordinate fino ad ora non sarebbero sufficienti per coprire i nuovi bimbi nati dall'aprile 2024 al marzo 2025.

Quanti vaccini sono stati somministrati fino ad ora

La campagna vaccinale in Italia è iniziata in ottobre. Eppure, secondo le ultime rivelazioni, le dosi di anticorpi monoclonali somministrate fino allo scorso mercoledì, secondo i dati della regione, non supererebbero le 700: di queste, 600 sarebbero avvenute nei centri vaccinali delle Asl e dai pediatri di libera scelta mentre le altre reparti di Neonatologia degli ospedali pubblici, accreditati e privati. Come precisava a Fanpage.it Villani, infatti, sarebbe meglio vaccinare i piccoli prima ancora di portarli fuori dalle strutture sanitarie in cui sono nati. Nel frattempo si resta in attesa dell'arrivo delle quasi 5mila dosi di vaccini che non sono ancora arrivate nella regione Lazio. E, soprattutto, che vengano somministrate ai bambini nel minor tempo possibile.

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