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Bracciante 24enne si suicida vicino all’azienda agricola di Sabaudia in cui lavorava

Jaspreet si è suicidato a 24 anni, impiccandosi ad un albero a pochi passi dall’azienda agricola in cui lavorava. Faceva il bracciante nei campi di Sabaudia.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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Tragedia a Sabaudia, in provincia di Latina, dove un ragazzo di ventiquattro anni di nazionalità indiana di nome Jaspreet, che faceva il bracciante nei campi, è stato trovato morto nei pressi dell'azienda agricola dove lavorava. Da quanto si apprende il giovane si sarebbe suicidato, impiccandosi con una corda ad un albero. A pubblicare la notizia nella serata di lunedì scorso 3 ottobre è stato il giornalista Marco Omizzolo, che si occupa di raccontare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro nei campi.

"Un altro ragazzo indiano di 24 anni si è suicidato in un'azienda agricola di Sabaudia. Ancora una volta, non a caso, per impiccagione – si legge in un post pubblicato su Facebook – È una strage che cade proprio il giorno che ricorda una delle peggiori tragedie del Mediterraneo avvenuta nel 2013 a largo di Lampedusa. Anche all epoca io c'ero. Omicidi via terra e via mare. ‘Siamo tutti colpevoli’ diceva Dostoevskij. Aveva ragione. Siamo tutti colpevoli, nessuno escluso. Questa battaglia per la democrazia abbiamo deciso di perderla. Caro Jaspreet perdonaci. O forse, meglio, perseguita le nostre coscienze per sempre".

Indagano i carabinieri

Rinvenuto il cadavere del ventiquattrenne sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Latina, che hanno svolto i rilievi e gli accertamenti di propria competenza e indagano sull'accaduto. Non si tratta del primo episodio, ma è già successo in passato. A giugno del 2020 ad esempio a togliersi volontariamente la vita è stato un coetaneo di Jaspreet, un bracciante venticinquenne, sempre di nazionalità indiana. Storie che troppo spesso raccontano drammi di esistenze vissute ai margini della società, di persone, uomini e donne, sfruttati e dimenticati, costretti a vivere in condizioni precarie e privati di dignità, con orari di lavoro opprimenti e paghe da fame. Vite che si spezzano in silenzio.

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