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Boom di contagi nelle carceri del Lazio, Garante: “Situazione grave, non c’è più posto per detenuti”

Il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa spiega a Fanpage.it come il boom dei contagi nelle carceri rischia di mandare in tilt il sistema penitenziario.
A cura di Alessia Rabbai
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Boom di contagi nelle carceri del Lazio, con numeri mai così alti. Una situazione quella nei circondariali, che mette a dura prova il sistema penitenziario. La scorsa settimana si è verificato un vero e proprio congestionamento, con il blocco degli accessi dovuti alla procedura di ingresso e all'indisponibilità degli spazi per prevenire la diffusione di focolai nelle sezioni. Fanpage.it ha intervistato il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa, che ha spiegato come "la situazione è grave e non c'è più posto per i detenuti. L'appello per riformare il sistema carcerario, anche rispetto ai propositi avanzati dalla ministra della Giustizia Cartabia, rimane la riduzione della popolazione dei detenuti e la disponibilità di risorse commisurate".

Qual è la situazione dei contagi nelle carceri del Lazio?

Nel Lazio attualmente ci sono 329 positivi. Il caso più critico è quello di Regina Coeli, dove su 800 detenuti almeno 219 hanno il Covid, anche se grazie alle vaccinazioni i casi gravi sono due. Se si blocca Regina Coeli si interrompe uno dei grandi collettori del sistema penitenziario italiano. Il provveditorato sta infatti facendo il possibile per evitarlo, inviando i detenuti in altri istituti di pena della regione. Domenica scorsa in particolare, si è registrata una situazione di difficoltà di accesso: le carceri non solo sono piene, ma anche bloccate all'ingresso per le procedure anti Covid. Chi entra infatti deve restare alcuni giorni in isolamento e poi eseguire il tampone.

Questo congestionamento cosa comporta?

Gli spazi delle carceri riservati alle quarantene, che fungono dunque da ‘filtro' tra il fuori e il dentro, sono tutti pieni e ciò ha avuto ripercussioni anche sull'attività delle forze dell'ordine, perché le persone fermate devono restare nelle camere di sicurezza di caserme e commissariati. Così la struttura penitenziaria si blocca, senza dimenticare che in questo modo viene anche meno la dignità della persona detenuta, che non può restare quattro giorni, com'è accaduto nel Commissariato San Paolo, chiusa dentro a una camera di sicurezza grande poco più di una gabbia.

Cosa è urgente fare per evitrare che il sistema penitenziario vada in tilt?

Serve ancora una volta una responsabilizzazione, com'è stato per la prima fase dell'emergenza sanitaria, da parte di tutti gli attori del sistema, ad evitare carcerazioni inutili, penso ad esempio alle persone anziane che devono scontare pochi mesi per reati minori. In questa fase in cui gli indici di positività restano alti emerge ancor più il tema del sovraffollamento, che è una situazione insostenibile e impensabile specialmente durante una pandemia. In Italia abbiamo circa 10mila persone che scontano meno di un anno di pena, nel Lazio sono un migliaio: bisogna mettere in atto un provvedimento che faccia uscire fuori queste persone. Il carcere riserviamolo ai reati gravi.

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