Boom di contagi a Viterbo: “I positivi non dicono i contatti, chi è in isolamento esce di casa”
Difficoltà nel controllo delle persone in isolamento fiduciario e nel tracciamento dei contatti dei positivi al Covid. Sono alcune delle questioni emerse anche nel Lazio e nel territorio di Viterbo e provincia, capoluogo in cui l'attenzione è particolarmente alta per il numero di positivi che si aggira intorno ai mille, ieri 229 in più e tre morti. La questione è questa: chi risulta positivo al tampone, al quale dalla Asl gli vengono chiesti quali siano stati i suoi contatti degli ultimi dieci giorni, a volte capita che non collabori, e che ometta nomi e cognomi, per non mettere in difficoltà amici e parenti, che sarebbero a loro volta costretti a chiudersi in casa, in attesa dell'esito dei test, e quindi impossibilitati ad andare a lavorare. Un modo di fare che spinge le persona comportarsi così, nella speranza che i suoi cari non debbano vivere il disagio di essere privati della propria libertà. Ma nella speranza che al massimo pur contraendo il virus, restino asintomatici, il rischio per chi entra in contatto con loro esiste e serve fare attenzione. Per la Asl risulta così difficoltoso effettuare un tracciamento adeguato. "È un comportamento incosciente – ha detto a Fanpage.it il sindaco di Viterbo Giovanni Arena – in questo modo rischiamo di ritrovarci in giro potenziali positivi e risulta più difficile intervenire, serve maggiore responsabilità". Il sindaco sta valutando insieme alla Prefettura se introdurre ulteriori misure restrittive, alla luce del nuovo Dpcm del Governo.
"Chi non si isola crea nuovi cluster"
Chi risulta un contatto stretto di positivi inoltre non sempre rispetta l'isolamento fiduciario al quale è sottoposto, in attesa di ricevere i risultati dei tamponi e si concede uscite con gli amici e momenti di aggregazione. Due episodi riportati da Il Messaggero.it riguardano in particolare il caso di una persona positiva che, nonostante fosse obbligata a rimanere in casa, non solo è uscita ma ha anche partecipato ad un'asta del Fantacalcio, contagiando i partecipanti. Un secondo episodio riguarda un adolescente che, sottoposto a tampone, era in attesa dei risultati, ma non ha voluto aspettare ed ha partecipato ad una cena con degli amici. Successivamente l'esito dei tamponi è stato positivo e risultano al momento almeno venti persone riconducibili a quel cluster. A porre la questione sul tavolo anche il sindaco del Comune di Nepi, Franco Vita, in occasione della chiusura di due settimane dell’Istituto Comprensivo Stradella: "Si stanno privando i ragazzi del diritto ad un’istruzione in presenza a causa dei comportamenti sconsiderati di molti – ha scritto il sindaco su Facebook – Altra problematica allarmante è la mancata segnalazione di casi di positività o di sintomatologia Covid-19 all’interno dei nuclei familiari e, in alcuni casi, il non rispetto dell’isolamento previsto in attesa del tampone".