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Bloccati per 24 ore tra la neve, la Cassazione riconosce il risarcimento per “danno esistenziale”

Con una sentenza storica, la Suprema Corte riconosce il risarcimento per danno esistenziale a un passeggero che nel 2012 rimase bloccato per quasi 24 ore su un treno della tratta Roma – Cassino, senza che Trenitalia facesse nulla per limitare il prevedibile disagio.
A cura di Simone Matteis
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Immagine di repertorio
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Il ritardo del treno costituisce un danno esistenziale per i viaggiatori. È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione chiamata a pronunciarsi sul caso di un pendolare rimasto intrappolato undici anni fa su un treno per quasi 24 ore, al quale spetterà – oltre al rimborso del costo della tratta – anche il risarcimento per il "danno esistenziale".

Una sentenza storica, scattata poiché nonostante il maxi ritardo dovuto a un'intensa nevicata fosse prevedibile, Trenitalia non si è attivata per contenere il disagio rendendolo quantomeno tollerabile per i passeggeri, addossando anzi a loro la responsabilità di quel viaggio.

I viaggiatori bloccati 24 ore in mezzo alla neve

La vicenda risale al 2012, quando un treno della tratta regionale Roma-Cassino rimase fermo per quasi un'intera giornata in mezzo alla neve, con gli impianti di circolazione bloccati e il freddo pungente penetrato all'interno dei vagoni. Secondo la Corte Suprema, è stato proprio l'impatto fortemente negativo sulla qualità della vita dei viaggiatori causato dal forte ritardo a far scattare il riconoscimento del danno esistenziale.

La storica sentenza della Corte di Cassazione

L'importanza di questa sentenza sta nel fatto che, per la prima volta, la Cassazione ha decretato la presenza del danno esistenziale in una situazione di ritardo ferroviario: all'inizio del Duemila, infatti, la definizione giuridica di questa tipologia di danno venne ampliata rendendo possibile la sua applicazione anche categorie un tempo escluse e situazioni prima classificate – e risarcite – come "danno morale".

Un caso limite e il risarcimento per danno esistenziale

L'episodio contestato è chiaramente un caso limite: bloccati per 24 ore, i passeggeri hanno subito un disagio psicofisico legato al freddo pungente causato dall'abbondante nevicata, dalla carenza di cibo nonché dall'impossibilità di spostarsi dai convogli per lunghissimo tempo. Tutti fattori che hanno portato la Corte Suprema a riconoscere, oltre al disservizio, anche il danno esistenziale per un passeggero, al quale spetterà un risarcimento di 400 euro oltre al rimborso della tratta, del valore di 5 euro.

"I passeggeri non dovevano partire"

Già nel 2019 Trenitalia era stata condannata dal Giudice di pace e dal Tribunale di Cassino per non avere fornito adeguata assistenza ai passeggeri. L'azienda aveva presentato ricorso provando a giustificare il ritardo sostenendo che, proprio in virtù delle condizioni meteo avverse, "i passeggeri non avrebbero dovuto prendere il treno": oggi, a undici anni di distanza da quell'interminabile giornata sotto la neve, la sentenza della Cassazione boccia il ricorso condannando Trenitalia al pagamento di 900 euro di spese legali e di altri 1000 euro per responsabilità aggravata.

Le negligenze di Trenitalia riconosciute dalla Corte Suprema

Anziché lasciare ai viaggiatori la discrezionalità sull'uso del servizio di trasporto, secondo i giudici della Corte Suprema proprio la prevedibilità della nevicata avrebbe dovuto indurre Trenitalia "a predisporre con precauzionale diligenza misure organizzative di assistenza, indipendentemente, cioè, dalla possibilità di porle in essere, in forma ridotta, una volta concretizzata la situazione di emergenza". Detto in altri termini, quel treno sarebbe dovuto essere in grado di limitare il prevedibile disagio dei passeggeri, ma così non è stato.

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