Blitz femminista alla Sapienza, attiviste fanno scattare l’allarme antincendio in facoltà
"C'è un allarme anche qui", hanno gridato i tre attivisti che nella mattinata di oggi hanno fatto irruzione nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’università La Sapienza e hanno fatto scattare l'allarme antincendio. Lo scopo è stato quello di denunciare le molestie e la violenza di genere in un luogo, come quello dell'università, che non è esente da episodi di abusi, come dimostrano i report realizzati dalle stesse studentesse dell'ateneo.
L'allarme è scattato alle 10.30, fatto partire dalle attiviste di Bruciamo Tutto. Poi sono stati esposti dei cartelli con i nomi delle vittime di femminicidio degli ultimi tre mesi, 19 donne dopo Giulia Cecchettin e li hanno appesi alle pareti del corridoio. La protesta è continuata in aula, dove sono entrate interrompendo le lezioni e attirando l'attenzione di corpo studentesco e docenti, che hanno applaudito alle loro parole. Soltanto l'arrivo degli agenti della Digos, a circa mezz'ora dall'inizio del blitz, ha posto fine all'azione.
La mobilitazione di Bruciamo Tutto
"Un minuto di silenzio non b asta. E neanche il rumore dell'8 marzo e del 25 novembre: la lotta contro il sistema patriarcale va avanti ed è sempre più forte. Suonare l’allarme antincendio significa richiamare l’attenzione di tutt3 su un’emergenza in corso", hanno fatto sapere dal movimento. "Il mondo universitario è già in fermento. E noi ci uniamo alla loro lotta", hanno precisato.
"Sono una studentessa e non mi sento sicura in università – ha dichiarato una delle attiviste coinvolte – Dalle molestie ai catcalling, dalla violenza verbale e psicologica oltre che fisica a tutto ciò che incarna la cultura dello stupro. Vogliamo incanalare rabbia e frustrazione in un grande grido di liberazione che, come un allarme antincendio, non può essere ignorato".
Le richieste di Bruciamo Tutto
Dall'inizio di marzo sono diversi i blitz che si sono susseguiti da parte del movimento Bruciamo Tutto, dal primo alla stazione Termini a quello sul Lungotevere in Sassia. Il grido, oltre che essere contro alla violenza di genere, è per richiedere un Reddito di Liberazione.
"La nostra richiesta riguarda un miglioramento del già esistente reddito di libertà: un contributo di euro 400 pro capite su base mensile per un massimo di 12 mesi alle donne vittime di violenza seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali – dichiarano dal movimento – Questo contributo dovrebbe consentire e permettere l’autonomia e la fuoriuscita dalla violenza. In realtà però l’iter per ottenerlo è molto lungo e burocratizzato".