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Blitz a Tor Bella Monaca, Nella Converti (PD): “Passerelle non portano a nessun cambiamento”

Una prova delle presenza dello Stato nelle periferie o un atto di propaganda? Sono molte e diverse le reazioni al blitz a Tor Bella Monaca di qualche giorno fa. Fanpage.it ha intervistato la consigliera Nella Converti che ha definito l’evento una “passerella politica”.
Intervista a Nella Converti
Consigliera PD in Assemblea Capitolina e presidente della commissione politiche Sociali e della Salute.
A cura di Beatrice Tominic
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Il blitz di giovedì scorso a Tor Bella Monaca e Nella Converti.
Il blitz di giovedì scorso a Tor Bella Monaca e Nella Converti.

Qualche giorno fa Tor Bella Monaca si è svegliata con la luce dei lampeggianti blu e il suono degli elicotteri, con più di 500 poliziotti e carabinieri schierati per l'operazione. Uno scenario che lei ha definito un déjà-vu.

Quello di giovedì non è certo il primo blitz a Tor Bella Monaca. Lo scenario è sempre lo stesso. Ma è tanto rumore per nulla: già il giorno dopo il blitz, l'ho visto io stessa, lo spaccio è tornato alla sua ordinaria amministrazione. Tanto che già da qualche da qualche giorno eravamo in molti ad attendere un epilogo simile, dopo l'aggressione di agosto. Era prevedibile: per gli abitanti è una replica continua: i grandi blitz ci sono stati sempre e sono tornati ciclicamente.

E cosa è cambiato?

Niente. È un copione visto e rivisto, lo Stato che si mette in vetrina. Ma lo Stato non può essere rappresentato soltanto dalla forza pubblica. La passerelle politiche non portano cambiamenti efficaci. Tanto che il giorno dopo tutto torna come prima. Questa volta come le volte precedenti. Sono tornati divani e materassi per strada, lo spaccio a cielo aperto è ricominciato. Sull'onda di Caivano ha avuto una forte eco, ma sono stati raggiunti pochi risultati, con pochi arresti. In passato si contavano anche settanta arresti. Senza dimenticare, però, che a volte anche gli arresti possono essere parte di un problema.

Come mai?

Dopo l'intervento delle forze dell'ordine, spesso per gli arrestati vengono disposti gli arresti domiciliari che si svolgono nella maggior parte dei casi sempre nello stesso quartiere, dove la rete è ormai solida. Ma vengono sostituiti nelle attività quotidiane. Lo smantellamento continuo porta a modificare la base della piramide di micromafie con ragazzi sempre più giovani, molto spesso stranieri perché meno rischiosi per i clan. Persone che, spesso, entrano nel mondo della criminalità organizzata per mancanza di alternative. E quale può essere la reazione di un bambino che viene svegliato dal rumore degli elicotteri che, fin dalla più tenera età, viene visto come un potenziale criminale? I dati ci ricordano che il VI municipio ha il tasso di natalità maggiore nella capitale: i ragazzi e le ragazze che crescono qui sono la Roma di domani.

E quali possono essere alternative?

Come dice il detto, meglio prevenire che curare. Non sarebbe meglio se al posto dei 500 agenti delle forze dell'ordine, ci fossero 500 operatori sociali? Dobbiamo puntare ai risultati, far sì che le persone non delinquano e che abbiano dei percorsi alternativi. Non si può stabilire un intervento di "bonifica" di un quartiere. C'è bisogno di politiche lente e complesse. Ma quali sono le conseguenze di un'operazione del genere, anche e soprattutto nelle persone perbene o per le cosiddette persone della zona grigia.

Chi sono le persone della zona grigia?

Nell'immaginario collettivo le persone che abitano Tor Bella Monaca sono tutti mafiosi da un lato, vittime o attiviste dall'altro. In realtà la maggior parte delle persone si trova in una zona grigia. O non reagiscono minimamente a ciò che hanno intorno o si trovano loro malgrado ad interagire con la netta minoranza, criminale, che vive nel quartiere spesso per necessità. Non sono spacciatori, ma magari sono quelli che segnalano la presenza di una volante in via dell'Archeologia. O che blocca l'ascensore per non far arrivare subito le forze dell'ordine durante i blitz. E operazioni come quelle della scorsa mattina possono favorire uno spostamento ulteriore della fascia grigia verso dove non dovrebbe.

Se non il blitz, quale può essere soluzione?

Porsi degli interrogativi. Gli abitanti di Tor Bella Monaca sono sempre sbattuti in prima pagina come dei mostri, ma nessuno va ad indagare sulle ragioni per cui questo accade. I provvedimenti che si stanno prendendo a livello normativo si spostano sulla linea della repressione e l'inasprimento delle pene. A parte la mia opinione politica e personale, sono i dati a dire che non ci sono risultati a riguardo. Inoltre dobbiamo fare una riflessione: si tratta di 14 clan con un guadagno giornaliero incredibile, il più grande supermarket della droga 24 ore su 24.

È per questo che sarebbe il caso ripensare l'intervento di 500 operatori sociali, piuttosto che agenti?

Sì, ovviamente la mia era una provocazione. Ma se c'è così tanto spaccio, vuol dire che c'è anche tanta domanda. E quindi dovremmo farci delle domande anche sul tema delle droghe: è quello che stiamo provando a fare, come amministrazione, con la delibera, che mi vede prima firmataria, sulle dipendenze che arriverà presto in aula. Una riflessione va fatta sia a livello politico che sanitario. Sarebbe comunque interessare capire quanto peso abbiano queste operazioni sulla spesa pubblica per capire in quanti servizi potremmo tradurli.

In che altro modo potrebbero essere investiti concretamente?

Non sarebbe utile utilizzare quei fondi per l'assunzione di nuovi assistenti sociali? O per la 163, delibera che assegna un contributo all'affitto? Facendo in modo che le persone non siano costrette ad occupare case abusivamente. Ma ci sono tanti altri provvedimenti che riguardano le politiche sociali, culturali, per la casa. E ci sarebbero molti più effetti rispetto a quelli del blitz dimostrativo.

Ora è stato abolito anche il Reddito di Cittadinanza.

E a Tor Bella Monaca situazione rischia di esplodere. Da una parte non ci sono i numeri adatti al livello di servizio sociale per sostenere un aumento dell'utenza. Dall'altra parte non dobbiamo dimenticarci che la misura del reddito di cittadinanza ha fatto sì che molte persone non finissero a lavorare per la criminalità, garantendo loro un sostentamento basilare anche durante il lockdown. Ma cosa ne sarà adesso di queste persone? Inoltre continuiamo a non avere risposte sul PNRR: circa 3 milioni di euro sarebbero dovuti servire per via dell'Archeologia, con attraversamenti e ponti pedonali, dove ora corrono le automobili nelle gare clandestine. Ma siamo in un limbo. E la popolazione aspetta.

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