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Bimbo annega in piscina a Grotte di Castro, bagnina e gestori patteggiano condanna per omicidio colposo

Accusati di omicidio colposo, i tre imputati hanno ottenuto lo sconto di un terzo della pena. Il piccolo è annegato nella piscina nel luglio 2022, mentre si trovava al centro estivo.
A cura di Beatrice Tominic
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La piscina comunale di Grotte di Castro
La piscina comunale di Grotte di Castro

Hanno patteggiato una condanna a 16 mesi di reclusione i tre imputati per la morte del bimbo di quattro anni annegato nella piscina comunale di Grotte di Castro, nel viterbese, il 20 luglio del 2022. Si tratta di una bagnina di 36 anni e dei due gestori della struttura, il presidente di 35 anni e il vicepresidente di 52 della cooperativa che gestisce l'impianto e il centro estivo, condannati per omicidio colposo in concorso.

L'udienza si è tenuta ieri, in aula anche i genitori del bimbo. Ricorsi al rito alternativo, i tre imputati hanno ottenuto lo sconto di un terzo della pena, a cui si sono aggiunti il beneficio della sospensione della pena e della non menzione, come riporta la testata di Tuscia Web.

La tragedia nella piscina comunale

La tragedia è avvenuta la mattina del 20 luglio 2022, quando il piccolo sarebbe stato fatto entrare dal solo in acqua senza alcuna protezione o "presidio di sicurezza" e senza saper nuotare. La bagnina imputata, in quel momento, era impegnata in una lezione privata ad un'altra bimba piccola. Il bambino non è stato sorvegliato. Presidente e vicepresidente della cooperativa, invece, sono stati ritenuti dalla procura responsabili di avere “omesso un adeguato controllo del complesso natatorio”. Il presidente della cooperativa, inoltre, nel periodo in cui è avvenuto l'incidente era anche responsabile della piscina e degli impianti.

Il presidente e il vicepresidente, inoltre, come scrive la pm, sono accusati di avere consentito alla bagnina di poter svolgere lezioni private durante l’orario del centro estivo, con la presenza di altri minori in acqua.

In quel momento la vigilanza dei piccoli è stata delegata a personale non specializzato, fra cui una minorenne. "Non sono neppure state verificate le competenze natatorie dei bambini, si sarebbe dovuto imporre loro l'utilizzo di presidi di sicurezza (come i braccioli, ad esempio, ndr) facendo entrare i più piccoli nella piscina con minore profondità", ha continuato la pm.

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