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Bimbi maltrattati all’asilo, la maestra a processo: “Loro erano problematici, troppo vivaci”

“I bambini erano problematici, troppo vivaci. Ecco perché abbiamo agito così”, questa la difesa in aula di una delle due maestre di Sermoneta accusate di maltrattamenti su minori e abuso dei mezzi di correzione.
A cura di Beatrice Tominic
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Continua il processo a carico delle due maestre dell'asilo di Sermoneta accusate di maltrattamenti su minori e abuso dei mezzi di correzione. Nell'ultima udienza, che si è tenuta ieri, mercoledì 28 febbraio 2024, è toccato proprio a una di loro difendersi davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina. "Era bambini problematici, troppo vivaci. Per questo abbiamo usato un linguaggio verbale violento", ha dichiarato una delle due.

Secondo quanto ricostruito, invece, da parte delle due insegnati, la sessantacinquenne A.T. e la quarantaduenne F.D., i bimbi non avrebbero ricevuto soltanto parole cattive, intimidazioni e insulti. Schiaffi, tirate di orecchie e capelli: sarebbero questi i gesti riservati alle bimbe e ai bimbi, tutti fra i 3 e i 5 anni di età, nel 2017, anno in cui i genitori dei piccoli alunni hanno sporto denuncia alla Procura di Latina.

L'ultima udienza

A quasi sette anni dagli abusi, il processo è ancora in corso e si sta avvicinando alle battute finali. Durante l'udienza di ieri, uno dei 25 genitori che si sono costituiti parte civile, ha alzato la voce durante l'esame di una delle due imputate ed è stato allontanato dall'aula. La tensione è più forte ad ogni udienza.

Per formalizzare le accuse è stato necessario passare al vaglio le immagini riprese dalle telecamere installate dai carabinieri del Nas dove sono stati immortalati i comportamenti violenti delle due maestre. "Se ho utilizzato quel linguaggio, è perché alcuni bambini erano particolarmente problematici, altri troppo vivaci", ha dichiarato la sessantacinquenne, accusata di maltrattamenti, a differenza della collega che invece, deve rispondere di abuso dei mezzi di correzione. Un "linguaggio affabulatorio", secondo quanto spiegato dalla maestra alla giudice, per tenere buoni i bambini.

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