Bimba nasce morta all’ospedale di Ostia, irregolarità sul liquido amniotico durante i controlli
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Una bimba è nata morta all'ospedale G.B Grassi di Ostia. È successo ieri, giovedì 6 febbraio, nel nosocomio lidense. Sulla drammatica vicenda faranno luce i carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica, dopo la denuncia fatta dai genitori napoletani, assistiti dall'avvocato Sergio Pisani: "Chiediamo che venga fatta chiarezza su quanto accaduto, per capire se si sia tratta di una tragica fatalità oppure, se agendo diversamente, la bambina si sarebbe potuta salvare".
Irregolarità sulla quantità di liquido amniotico
Secondo quanto ricostruito finora in sede di denuncia il 26 gennaio scorso la paziente, una donna di ventisei anni, si è sottoposta ad una visita ginecologica di routine, durante la quale sarebbero emerse delle irregolarità sulla quantità di liquido amniotico. Il medico che l'aveva in cura si è insospettito e l'ha indirizzata in ospedale, per fare dei controlli più approfonditi. Al Grassi dai tracciati è emersa una percentuale di liquido amniotico tra 60 e 70%.
La bambina, hanno detto i medici alla futura mamma, stava bene. La donna è andata in ospedale quattro volte, dal 27 gennaio al 3 febbraio, e i tracciati hanno dato risultati nella norma. Un forte calo del liquido amniotico arrivato al 35% si è registrato il 5 febbraio scorso: dopo i risultati la paziente è stata ricoverata nel pomeriggio. La mattina del 6 febbraio però il feto non aveva più battito e la donna ha partorito la bambina già morta.
L'avvocato dei genitori: "Chiediamo che venga aperta un'indagine"
"I genitori vogliono sapere se la morte della loro figlioletta sia riconducibile ad una tragica fatalità oppure se, qualora i medici avessero agito diversamente, intervenendo in maniera tempestiva senza aspettare dieci giorni, si sarebbe potuta salvare – ha spiegato contattato da Fanpage.it l'avvocato Pisani – Le anomalie alla quantità di liquido amniotico infatti erano presenti già dal 26 gennaio. Sporta denuncia, chiediamo che venga aperta un’indagine, che chiarisca se ci siano responsabilità mediche".