Bimba muore appena nata, gli avvocati: “La mamma perdeva sangue, intervenuti solo dopo 4 ore”
"La bambina è nata ed è morta come noi accendiamo e spegniamo la luce con l'interruttore". A dirlo a Fanpage.it è l'avvocata Stefania Rondini, una dei legali che assiste i genitori della piccola Valentina, la neonata morta a meno di un'ora dalla nascita la scorsa settimana, nella mattina del 15 febbraio nell'ospedale Santo Spirito.
"La famiglia è distrutta, ma molto determinata a scoprire la verità e fare in modo che fatti di questo genere non accadano mai più, a nessun altro – aggiunge l'avvocato Andrea Calderoni – Ho un'esperienza ventennale nei casi di malasanità e trovo che in questa vicenda debba essere fatta chiarezza: confidiamo che la verità possa emergere nel corso delle indagini".
Indagini che, nel frattempo, stanno subendo dei ritardi. "La cartella clinica è stata depositata in Procura con qualche giorno di ritardo per questo fino ad oggi si è proceduto a rilento – continua a spiegare l'avvocato – Noi abbiamo già attivato i consulenti per gli esami sul corpicino della bimba, il cordone ombelicale e la placenta, già posti sotto sequestro".
Cosa è successo alla piccola Valentina e a sua madre
"Quella della mamma di Valentina, la piccola morta al Santo Spirito la scorsa settimana, è stata una gravidanza tranquilla. Lei è una ragazza giovane, il feto stava bene. Già qualche settimana prima pesava circa tre chili. Ma poi qualcosa non è andato come avrebbe dovuto. Le condizioni di salute sono precipitate inaspettatamente", ha ripercorso l'avvocata Rondini.
Eppure, secondo quanto raccontato dalla donna, medici e infermieri l'avrebbero fatta sentire abbandonata. "Abbiamo riscontrate anomalie fin da subito – continua l'avvocata – Secondo il racconto della famiglia sarebbe mancata l'assistenza. Poi è stata sporta denuncia".
L'arrivo in ospedale e il buco di 4 ore
"Alle 10.30 della mattina del 14 febbraio si sono rotte le acque – ripercorre l'avvocato Calderoni – L'ultimo monitoraggio era stato effettuato il giorno prima nel pomeriggio. E tutto sembrava essere nella norma. Stesso esito anche alle 22.30 del 14 febbraio. Andava tutto bene, tanto che la gestione è stata affidata al ginecologo di turno. Nel corso della notte sono iniziate le perdite di sangue: diverso sia per densità che per colore, la nostra assistita si è resa conto della fuoriuscita di grumi di sangue. E tutto questo non dovrebbe essere normale".
La donna, come riportato nella denuncia, avrebbe chiesto più volte aiuto, ma medici e infermieri non le avrebbero prestato l'assistenza di cui aveva bisogno. "Devono aver sottovalutato le sue necessità. Così, di fatto, abbiamo riscontrato un buco temporale di quattro ore fra le 1 fino alle 5.30, cioè dall'inizio dei dolori lancinanti e la perdita di sangue e l'ingresso in sala operatoria. Stavolta richiesto d'urgenza dai medici che avevano appena iniziato il nuovo turno", continua il legale.
La morte della piccola
"La piccola è nata viva. Ma è morta subito dopo il parto. E, ad una settimana dai fatti, ancora non è stato possibile effettuare un'autopsia per il suo corpicino e capire esattamente le cause del decesso. Non solo: il lunedì successivo, la direzione dell'ospedale ha contattato il padre della bambina chiedendo il consenso di poter trasferire la piccola all'ospedale San Giovanni Addolorato per eseguire gli esami diagnostici".
Un atteggiamento che ha stupito l'avvocato: "Non è questa la prassi: è come se l'imputato si giudicasse da solo. Per questo abbiamo rifiutato, spedito quattro diffide e già nominato i medici che effettueranno le consulenze: il professor Oliva e il professor Arduini. Dobbiamo giustizia a due genitori che vogliono solo la verità".